Negozio Chiuso, allarme Confindustria, crisi - imprese giovanili

L’Italia sta vivendo una trasformazione profonda nel tessuto commerciale urbano, con effetti che stanno ridisegnando la vita economica e sociale dei centri storici e dei piccoli comuni. Negli ultimi dodici anni il Paese ha perso oltre 140.000 attività del commercio al dettaglio, tra negozi tradizionali e ambulanti, mentre in molte realtà locali aumentano gli spazi commerciali inattivi e interi quartieri perdono vitalità economica.

Secondo il nuovo studio diffuso da Confcommercio, nel 2024 si contano in Italia 534.000 imprese del commercio al dettaglio, di cui circa 434.000 in sede fissa, 71.000 ambulanti e 30.000 attive in modalità alternative, come vendita via internet o corrispondenza. Il confronto con il 2012 evidenzia una dinamica netta: il commercio fisico arretra, mentre cresce in modo significativo quello digitale.

Nel periodo considerato sono scomparse quasi 118.000 attività in sede fissa e oltre 23.000 ambulanti, un saldo negativo determinato da un ritmo di chiusure molto più rapido rispetto alle aperture. Parallelamente, le imprese online sono cresciute del +114,9%, con oltre 16.000 nuove attività digitali nel periodo osservato.

Le contrazioni più marcate colpiscono comparti simbolici del commercio urbano: carburanti (-42,2%), articoli culturali e ricreativi (-34,5%), abbigliamento e calzature (-25%), ma anche mobili e ferramenta (-26,7%). Si salva la ristorazione, che registra un aumento del +17,1%, mentre nel settore dell’accoglienza gli alberghi tradizionali cedono il passo a B&B, case vacanza e affittacamere, cresciuti del +92,1% in dodici anni.

Il dato che più allarma Confcommercio riguarda le prospettive future: senza correttivi, entro il 2035 potrebbero sparire altre 114.000 imprese, pari a un negozio su cinque. Un rischio amplificato dalla presenza di oltre 105.000 locali commerciali sfitti, il 25% dei quali inutilizzati da più di un anno.

«La desertificazione commerciale è un problema economico ma anche sociale, perché una serranda abbassata significa meno sicurezza, meno servizi, meno relazione e meno attrattività urbana», ha dichiarato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sottolineando l’urgenza di politiche nazionali mirate sul commercio di prossimità.

Confcommercio propone una strategia articolata: politiche fiscali più equilibrate, accesso al credito sostenibile, riqualificazione degli spazi sfitti e accelerazione dei progetti di rigenerazione urbana. Un percorso che secondo Sangalli deve diventare prioritario nella pianificazione pubblica: «Senza interventi tempestivi, rischiamo città fantasma entro un decennio».

In questa direzione si inserisce il progetto nazionale “Cities”, promosso da Confcommercio per sostenere modelli urbani più inclusivi e competitivi, favorendo equilibrio tra commercio fisico, funzioni residenziali e turismo.

La sfida ora riguarda il tempo: la trasformazione digitale del mercato corre veloce, mentre la risposta politica e amministrativa appare ancora in ritardo rispetto alla magnitudo del fenomeno.


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