Sportello banca - sportelli

Il processo di riduzione della rete bancaria italiana prosegue a ritmo sostenuto. Nei primi nove mesi del 2025, sono stati chiusi 268 sportelli, pari a un calo dell’1,4% rispetto alla fine del 2024. È quanto emerge dall’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba di First Cisl, basato su dati di Banca d’Italia e Istat.

Un trend destinato ad accentuarsi nell’ultimo trimestre dell’anno, quando alcune grandi banche completeranno i piani di chiusura già annunciati, con impatti significativi sulla presenza territoriale e sull’accesso ai servizi finanziari.


Le regioni più colpite: Basilicata, Marche e Veneto

La contrazione non è omogenea lungo la Penisola. Le regioni più colpite sono Basilicata (-2,5%), Marche (-2,5%) e Veneto (-1,9%), dove la chiusura di filiali sta incidendo anche sulla tenuta delle economie locali.

A livello nazionale, 38 comuni hanno perso l’ultimo sportello bancario nel corso del 2025, portando a 3.419 il numero totale di centri totalmente desertificati, pari al 43,3% dei comuni italiani.


Il risiko bancario ridisegna la geografia del credito

Le grandi operazioni di integrazione in corso stanno cambiando rapidamente la mappa del sistema bancario.
Con la recente acquisizione della Popolare di Sondrio, Bper Banca è diventata la prima realtà per radicamento in Lombardia, con 673 sportelli (17,9% del totale), superando Banco Bpm (523), Intesa Sanpaolo e Iccrea (501 ciascuna).

Sebbene l’Antitrust abbia chiesto la chiusura di soli sei sportelli per finalizzare l’acquisizione, Bper ha già annunciato l’accorpamento di 90 filiali nel Centro-Nord.
Una prospettiva ancor più critica si aprirebbe in caso di fusione tra Crédit Agricole Italia e Banco Bpm, che porterebbe alla nascita del terzo gruppo bancario italiano, con 2.425 sportelli.


Lombardia epicentro della concentrazione bancaria

In questo scenario, la Lombardia risulta l’area più esposta alla concentrazione: la nuova rete Crédit Agricole–Banco Bpm raggiungerebbe 765 sportelli, pari al 20,4% del totale regionale, seguita dalla Liguria (23,4%) e dall’Emilia-Romagna (17,9%).
Nei grandi centri urbani, la quota di sportelli riconducibili a un singolo gruppo bancario ha ormai superato un quarto del totale: Milano conta 248 sportelli (24,3%), Genova 59 (20,5%), Parma 78 (39%), Piacenza 47 (31,8%) e La Spezia 43 (50,6%), dove una filiale su due apparterrebbe al nuovo gruppo.


Accesso ai servizi bancari in crisi

La desertificazione bancaria ha effetti diretti sull’inclusione finanziaria: oltre 11,2 milioni di italiani non hanno più accesso a uno sportello nel proprio comune o rischiano di perderlo.
Di questi, 4,7 milioni (+1,8%) vivono in comuni totalmente desertificati, mentre 6,5 milioni (+3,2%) in comuni con un solo sportello.

Il fenomeno colpisce anche il tessuto produttivo locale: 6.250 imprese in più rispetto alla fine del 2024 operano oggi in territori senza filiali bancarie.
Non sono risparmiate neppure le aree urbane, dove la chiusura di sportelli è stata più rapida della media nazionale: tra la fine del 2021 e settembre 2025, Roma ha perso il 12,7% delle filiali e Milano il 14,6%, contro un calo medio del 10,4%.


Digital divide e rischio di esclusione sociale

A rendere più critico il quadro è il ritardo digitale del Paese. Solo il 55% degli italiani utilizza l’internet banking, contro una media UE del 67,2%.
Tra gli over 65, la percentuale scende al 33,9%, ben al di sotto della media europea del 44,7%.
Questo significa che la transizione verso la banca digitale, pur inevitabile, rischia di accentuare le disuguaglianze, soprattutto per le fasce anziane e le aree rurali.


L’indicatore di desertificazione e la mappa delle province

L’Indicatore di desertificazione provinciale (Ipd) elaborato dalla Fondazione Fiba colloca tra le province meno colpite Barletta-Andria-Trani, Brindisi, Ferrara, Grosseto, Pisa, Ragusa, Ravenna e Reggio Emilia.
Le grandi città si posizionano invece a metà o bassa classifica: Milano è 22ª, Roma 38ª, Napoli 46ª, mentre Vibo Valentia e Isernia restano agli ultimi posti.


First Cisl: “Serve una strategia nazionale per il credito ai territori”

«Il risiko bancario sta modificando profondamente la geografia del sistema creditizio italiano — spiega Riccardo Colombani, segretario generale di First Cisl —. Dopo l’acquisizione di Popolare di Sondrio, Bper ha annunciato la chiusura di 90 sportelli.
Un’eventuale integrazione tra Crédit Agricole Italia e Banco Bpm potrebbe avere effetti molto più gravi, creando la terza rete bancaria del Paese e fornendo il pretesto per nuovi tagli all’occupazione. È una prospettiva alla quale ci opponiamo con decisione».


Analisi: un sistema più concentrato e meno accessibile

La dinamica in corso evidenzia una concentrazione crescente del settore bancario, che tende a favorire le grandi realtà a scapito della prossimità territoriale e della cohesione sociale.
Con quattro gruppi che controllano oltre la metà delle filiali lombarde e oltre un terzo del totale nazionale, la questione non è più solo industriale, ma di equilibrio territoriale e inclusione finanziaria.

Senza un piano nazionale di riequilibrio del credito, la transizione digitale rischia di diventare una nuova forma di esclusione per milioni di cittadini e piccole imprese.


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