Pronto soccorso sanità pubblica campania

La sanità italiana si avvicina a un passaggio critico. A partire da gennaio 2026, un Pronto soccorso su quattro potrebbe ritrovarsi con meno del 50% dei medici necessari in organico, mentre solo una minoranza delle strutture potrà contare su una copertura adeguata delle risorse professionali. È quanto emerge dall’ultima indagine della Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza (Simeu), presentata in occasione dell’Accademia dei direttori della stessa società scientifica.

L’indagine, condotta su un campione rappresentativo che copre circa il 12% dei Dipartimenti di Emergenza del Servizio Sanitario Nazionale, fotografa una situazione definita dagli esperti come “fragile, e a rischio aggravamento”. I dati raccolti, infatti, evidenziano che solo il 31% delle strutture prevede una copertura organica superiore al 75%, mentre raggiungere una dotazione completa del 100% resta una condizione “quasi rara”.

Il presidente nazionale Simeu, Alessandro Riccardi, sottolinea come il sistema di emergenza continui a vivere una crisi profonda, nonostante alcuni lievi segnali di miglioramento rispetto agli anni precedenti. «Il 69% dei Pronto soccorso avrà una copertura inferiore al 75% dei medici necessari, e circa il 30% opererà con personale ridotto addirittura sotto il 50%. Questi numeri confermano che la carenza di personale medico resta uno dei nodi più critici della sanità italiana».

Le cause della situazione non sono solo strutturali, ma anche temporali. Riccardi segnala che l’inizio del 2026 rappresenta un momento sensibile per via della scadenza di numerosi contratti emergenziali attivati durante la pandemia e per la progressiva riduzione dei contratti stipulati attraverso società esterne di servizi medici. Senza interventi mirati, questa combinazione rischia di accentuare ulteriormente la vulnerabilità già evidente dei servizi di emergenza.

Con la prospettiva di reparti sottofinanziati, gruppi di lavoro ridotti e una domanda di accesso ai servizi in costante crescita, la Simeu avverte che l’unico modo per reggere l’urto sarà ricorrere ancora a soluzioni straordinarie, come prestazioni aggiuntive e lavoro esternalizzato, strumenti già largamente utilizzati negli ultimi anni ma ritenuti ormai insufficienti e non sostenibili sul piano organizzativo ed economico.

La fotografia scattata dallo studio riaccende il dibattito politico sulla gestione del personale sanitario e mette al centro la questione dell’attrattività delle professioni mediche nel settore pubblico. Senza un intervento strutturale su formazione, assunzioni, retribuzioni e condizioni di lavoro, la prospettiva indicata per il 2026 potrebbe essere solo l’inizio di un trend ancora più complesso.


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