Emanuele Orsini Confindustria

Le prospettive per l’export italiano continuano a peggiorare nonostante il rimbalzo registrato a settembre. È quanto emerge dalla Congiuntura flash di novembre di Confindustria, secondo cui l’aumento del +2,6% delle esportazioni non è sufficiente a invertire la tendenza negativa registrata negli ordini manifatturieri esteri di ottobre.

Secondo l’analisi del centro studi, i principali elementi di frenata sono due: la debolezza della domanda europea e l’impatto delle nuove misure protezionistiche statunitensi. In particolare, i nuovi dazi introdotti dagli USA dal 1° novembre sui veicoli medi e pesanti stanno creando pressioni significative su uno dei settori più strategici dell’industria italiana, già fortemente integrato nelle catene globali del valore.

A questi fattori si aggiunge l’effetto cambio. Un dollaro più debole rispetto all’euro rende i prodotti italiani meno competitivi sui mercati internazionali, aggravando una dinamica che secondo Confindustria potrebbe prolungarsi nel primo semestre del 2026.

Il contesto si riflette anche sugli indicatori macroeconomici. Confindustria certifica che nel terzo trimestre dell’anno il Pil italiano è rimasto fermo, nonostante la bassa inflazione rappresenti uno dei pochi elementi favorevoli nello scenario economico attuale.

Secondo l’associazione industriale, l’insieme dei fattori internazionali, unito a un quadro europeo ancora fragile, sta riducendo la spinta propulsiva dell’export, che negli ultimi anni ha rappresentato uno dei principali contributi alla crescita del sistema produttivo nazionale.

La prospettiva, allo stato attuale, resta cauta: senza un miglioramento delle condizioni globali — soprattutto sul fronte geopolitico e commerciale — la capacità competitiva del manifatturiero italiano rischia di subire un rallentamento prolungato.


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