Il tema dell’evasione fiscale torna al centro del dibattito sulla manovra economica. In audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, i rappresentanti di Banca d’Italia, Corte dei conti e Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) hanno espresso preoccupazioni convergenti: la nuova rottamazione dei debiti fiscali prevista dal Governo rischia di avere effetti limitati sul recupero di gettito e di indebolire la fedeltà fiscale dei contribuenti.
Secondo Fabrizio Balassone, vice capo del Dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, “l’evasione fiscale danneggia la crescita e produce iniquità, sfavorendo imprese e cittadini onesti. La manovra apre a una nuova rottamazione, ma in passato questo strumento non ha accresciuto l’efficacia nel recupero di gettito”.
I dati forniti dall’Agenzia delle Entrate confermano la difficoltà di incasso: “al marzo di quest’anno i pagamenti effettuati sono pari a circa la metà di quanto dovuto per le varie edizioni delle definizioni agevolate”, ha precisato Balassone, stimando una perdita di gettito di 1,5 miliardi nel 2026 e 0,5 miliardi medi nei due anni successivi.
La Corte dei conti, con l’intervento di Mauro Orefice, presidente del coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo, ha riconosciuto che la nuova disciplina “limita la definizione agevolata ai soli casi di imposte dichiarate ma non versate”, ma ha anche ribadito le criticità strutturali: “Il rischio è che l’Erario si trasformi in un finanziatore dei contribuenti morosi, incentivando l’omesso versamento come forma di liquidità. Inoltre, la misura può ridurre la compliance fiscale e creare incertezza sui saldi di finanza pubblica”.
Sulla stessa linea l’Upb, attraverso la presidente Lilia Cavallari, che ha ricordato come “il fenomeno dell’evasione resti ancora molto ampio, circa 100 miliardi nel 2022, e che la manovra interviene solo marginalmente su questo fronte”. Secondo Cavallari, la reiterazione delle definizioni agevolate “ha reso il sistema di riscossione sempre più complesso e frammentato, senza incidere in modo significativo sulle inefficienze”.
L’Upb avverte inoltre del rischio di un effetto perverso sulla tax compliance: “L’introduzione ripetuta di forme di definizione agevolata può alimentare aspettative di nuove sanatorie future, riducendo la propensione dei contribuenti a rispettare le scadenze ordinarie”.
Nel complesso, le tre istituzioni concordano su un punto: senza un rafforzamento strutturale della riscossione e un’azione costante contro l’evasione, le misure una tantum come la rottamazione non producono effetti duraturi, ma rischiano di minare la credibilità del sistema fiscale.
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