È stato un vero e proprio flop l’ultimatum di Jabil. Solo un lavoratore su oltre 400 ha accettato la proposta di dimissioni incentivate o il passaggio automatico alla nuova società Tma, composta da Tme e Invitalia, destinata a subentrare nella gestione del sito produttivo di Marcianise (Caserta). La multinazionale statunitense, che ha annunciato l’intenzione di cedere lo stabilimento, aveva fissato al 6 maggio il termine ultimo per ricevere l’adesione dei lavoratori alla propria proposta, ma la risposta è stata praticamente nulla.
La strategia aziendale, formalizzata lo scorso 24 aprile, prevedeva un incentivo fino a 30mila euro lordi per chi avesse scelto le dimissioni senza accedere all’indennità di disoccupazione, e 10mila euro in caso contrario. Chi non aderiva sarebbe stato trasferito automaticamente alla nuova società Tma, con la possibilità, tuttavia, di impugnare il passaggio per via legale.
Il fronte dei 406 lavoratori è rimasto compatto. Solo un dipendente, già vincitore di un concorso pubblico, ha scelto di lasciare l’azienda. Per il resto, la posizione è chiara: no al passaggio a Tma e richiesta esplicita che Jabil resti a Marcianise, oppure che si trovi un nuovo soggetto industriale, diverso da Tme, a cui affidare la continuità produttiva. Tme, che detiene il 55% di Tma, è guidata da un ex dipendente Jabil, mentre il restante 45% è in mano a Invitalia, braccio operativo del Ministero dell’Economia.
Il confronto con altre vertenze industriali italiane, come quella in corso a Trieste per AdriaTronics, è emerso nei commenti dei lavoratori. In quel caso, grazie all’intervento del Mimit, è stato incaricato un advisor per cercare nuove aziende interessate. A Marcianise, invece, la soluzione Tma viene riproposta da mesi, ignorando — secondo i lavoratori — le esigenze reali del territorio.
Con l’assenza di adesioni, la cessione del sito a Tma dovrebbe comunque essere formalizzata entro il primo giugno 2025, ma resta alta la tensione sociale. I dipendenti rinnovano l’appello alle istituzioni: «Il Mimit trovi altre aziende».
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