Nel 2024, oltre un minore su quattro in Italia (26,7%) vive in condizioni di rischio di povertà o esclusione sociale, una quota che pur registrando una leggera diminuzione rispetto al 2021, conferma la persistenza di divari profondi e strutturali nel Paese. Lo evidenzia l’ultimo aggiornamento diffuso dall’Istat nell’ambito dell’Indagine annuale su Reddito e condizioni di vita, con un focus specifico sui minori sotto i 16 anni.
Il dato più critico riguarda il Mezzogiorno, dove il rischio per i minori tocca il 43,6%, a fronte del 14,3% nel Nord e del 26,2% nel Centro. In particolare, quasi la metà dei minori italiani a rischio di povertà o esclusione sociale — oltre 1 milione e 17mila — vive nel Sud.
Le condizioni economiche delle famiglie con bambini risultano ancora fragili. Il 22,7% delle famiglie con minori è impegnato nel pagamento di un mutuo e il 23,6% paga un affitto, valori decisamente più alti rispetto alla media nazionale. Inoltre, l’11,7% dei bambini e ragazzi under 16 è in condizione di deprivazione materiale e sociale specifica, e il 4,9% è colpito da insicurezza alimentare, con un picco dell’8,9% nel Mezzogiorno, il triplo rispetto al Centro e Nord.
Il contesto familiare influisce pesantemente. I minori che vivono con un solo genitore e almeno un fratello sono esposti a un rischio pari al 53,3%, mentre chi vive con entrambi i genitori e senza fratelli scende al 18,1%. Nelle famiglie monoreddito il rischio è quasi tre volte più alto (53,5%) rispetto a quelle plurireddito (18%). E tra i bambini che vivono con la sola madre, la quota a rischio è del 48,4%, contro il 30,9% in caso di padre unico.
Anche la cittadinanza è un fattore determinante: i minori stranieri registrano un’incidenza del 43,6%, oltre 20 punti in più rispetto ai coetanei italiani (23,5%). Nel Mezzogiorno il divario è drammatico: tra gli stranieri si arriva al 78,2%, contro il 40,9% degli italiani della stessa area. Tuttavia, è importante notare che la maggioranza dei minori a rischio è italiana e residente proprio nel Sud.
L’istruzione dei genitori rappresenta un altro elemento chiave. I bambini i cui genitori hanno al massimo la licenza media inferiore sono a rischio nel 51,8% dei casi, mentre questa percentuale crolla al 10,3% quando almeno un genitore è laureato.
A livello europeo, l’Istat sottolinea la trasmissione intergenerazionale delle disuguaglianze: chi a 14 anni viveva in una famiglia con difficoltà economiche ha, in media, il 20% di probabilità di essere povero da adulto, rispetto al 12,4% di chi cresceva in condizioni più agiate. In Italia il divario è ancora più ampio, raggiungendo il 34% contro il 14,4%, una differenza di quasi 20 punti percentuali.
Nel complesso, se da un lato si osserva un lieve miglioramento dell’indicatore composito nazionale, con un calo del rischio di povertà (dal 25,6% al 22,8%) e della bassa intensità lavorativa (dal 7,6% al 6,7%), dall’altro aumenta la gravità della deprivazione tra i minori coinvolti: oltre la metà di chi è in deprivazione manifesta almeno sei segnali su tredici, contro il 36,2% del 2021.
Il quadro tracciato dall’Istat impone una riflessione urgente. Le disuguaglianze territoriali, sociali e culturali che colpiscono l’infanzia italiana, soprattutto nel Mezzogiorno, rischiano di cristallizzarsi nel tempo senza politiche strutturali di contrasto alla povertà e misure di sostegno alle famiglie, all’istruzione e al lavoro.
Leggi le notizie di Piazza Borsa
Per restare sempre aggiornato, segui i nostri canali social Facebook, Twitter e LinkedIn











