L’avvio della nuova legislatura in Campania segna simbolicamente l’inizio dell’era Roberto Fico, ma lo fa con un’immagine destinata a far discutere: il neo governatore che entra nella sala del Consiglio regionale e si siede da solo al banco della Giunta, con i posti riservati agli assessori ancora vuoti. Un gesto che fotografa una fase di transizione politica delicata, in cui il cambio di leadership dopo oltre un decennio di governo targato Vincenzo De Luca si accompagna a equilibri ancora in via di definizione.
Fico, dopo una breve riunione nella sala multimediale, ha salutato i consiglieri del Movimento 5 Stelle e l’esponente del Partito Democratico Marco Sarracino, prima di prendere posto sulla sedia del presidente della Regione. L’assenza della giunta, pur tecnicamente legittima nei primi giorni di legislatura, è diventata subito terreno di scontro politico, alimentando interrogativi sulla capacità della nuova maggioranza di imprimere fin da subito una direzione chiara all’azione di governo.
Nel frattempo, il Consiglio regionale ha eletto Massimiliano Manfredi come presidente dell’Assemblea. L’esponente del Pd, fratello del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, ha ottenuto 41 voti su 51, un risultato ampio che ha sancito la prima decisione formale della nuova legislatura. Il voto, tuttavia, ha mostrato anche crepe e segnali politici significativi: sei schede bianche, due nulle – una delle quali riportava il nome di De Luca – e preferenze isolate per altri consiglieri. Manfredi porta con sé un profilo politico di lungo corso, con incarichi nazionali nel Pd e un passato da deputato, elemento che rafforza il peso istituzionale dell’Aula in una fase di riorganizzazione del potere regionale.
Contestualmente, il Consiglio ha completato la definizione dell’Ufficio di Presidenza, delineando un equilibrio che riflette la pluralità delle forze politiche presenti in Aula. Le consigliere Lucia Fortini (A testa alta) e Michela Rostan (Lega) sono state elette segretarie del Consiglio regionale. I consiglieri Luca Trapanese (M5S) e Gennaro Fabbricatore (Fratelli d’Italia) sono stati scelti come vicepresidenti, mentre i ruoli di questori sono stati affidati a Michele Aveta (M5S) e Francesco Petitto (Forza Italia). Una distribuzione degli incarichi che mira a garantire rappresentanza istituzionale alle diverse componenti politiche, ma che evidenzia anche la complessità degli equilibri interni alla nuova legislatura.
Sul fronte dell’organizzazione politica, sono stati inoltre ufficializzati i capigruppo consiliari: Carmine Petracca per il Partito Democratico, Vincenzo Saiello per il Movimento 5 Stelle, Gennaro Sangiuliano per Fratelli d’Italia, Fulvio Pelliccia per Forza Italia, Gennaro Oliviero per A testa alta, Rosario Andreozzi per Alleanza Verdi e Sinistra, Ciro Buonajuto per Casa Riformista e Francesco Iovino per la lista Cirielli Presidente.
Dal centrodestra, le reazioni non si sono fatte attendere. Gennaro Sangiuliano, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha definito l’elezione di Manfredi “la prima sconfitta di De Luca e del deluchismo”, parlando apertamente di una maggioranza che fino a pochi minuti prima del voto appariva “profondamente spaccata”. Secondo Sangiuliano, il risultato sarebbe il segnale di un tentativo di influenza respinto, con un riferimento esplicito all’ex governatore, definito senza mezzi termini un “monarca spodestato”.
Più prudente, ma comunque critica, la posizione di Edmondo Cirielli, sconfitto da Fico nella corsa alla presidenza della Regione. L’esponente del centrodestra ha evidenziato come la mancata nomina della giunta “non sia un buon segnale”, pur riconoscendo che i tempi tecnici non sono ancora scaduti. Cirielli ha annunciato un’opposizione istituzionale, auspicando però una discontinuità rispetto a quello che ha definito il “monocolore Pd” che ha caratterizzato gli ultimi dieci anni di governo regionale.
Sul piano politico ed economico, l’avvio della legislatura campana arriva in un momento cruciale. La Regione è chiamata a gestire fondi europei, politiche di coesione, sanità e trasporti, settori nei quali la continuità amministrativa e la rapidità decisionale sono determinanti. L’assenza iniziale della giunta non è solo una questione simbolica, ma incide sulla percezione di stabilità e sulla capacità di dialogo con il governo centrale e con il mondo produttivo.
L’immagine di Fico solo al banco della giunta sintetizza dunque una fase politica sospesa: da un lato la volontà di segnare una discontinuità rispetto al passato, dall’altro la necessità di costruire rapidamente una squadra di governo capace di tenere insieme una maggioranza eterogenea. I prossimi giorni saranno decisivi per capire se l’avvio incerto rappresenti solo un passaggio fisiologico o il primo segnale di una legislatura destinata a confrontarsi fin da subito con tensioni interne e opposizioni agguerrite.
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