Bce Pil aprile tassi inflazione

La crescita europea si conferma fragile e disomogenea. Nel terzo trimestre del 2025, il Pil dell’area euro è aumentato solo dello 0,2%, ma dietro questo dato medio si nasconde un’Europa a due velocità, con alcuni Paesi in netta ripresa e altri ancora in stallo. Secondo il bollettino economico della Banca centrale europea, infatti, Spagna (+0,6%), Francia (+0,5%) e Paesi Bassi (+0,4%) hanno registrato un’espansione significativa, mentre Italia e Germania sono rimaste ferme, con una crescita nulla.

Il quadro che emerge da Francoforte è quello di un’economia in fase di assestamento, dove la domanda interna sostiene il Pil, ma l’export e il manifatturiero continuano a mostrare segnali di debolezza. L’istituto guidato da Christine Lagarde evidenzia che, sebbene i dati dettagliati sulla spesa non siano ancora disponibili, “gli indicatori di breve periodo segnalano un contributo positivo dei consumi interni, a fronte di esportazioni nette più contenute”.

La crescita trainata dai servizi compensa solo in parte la flessione dell’industria, mentre l’incertezza geopolitica e la concorrenza internazionale pesano sulle prospettive del quarto trimestre. “Ci si attende che l’elevata incertezza, l’aumento dei dazi effettivi, il rafforzamento dell’euro e la maggiore competizione globale frenino la crescita”, si legge nel bollettino della Bce, che avverte anche di un calo delle aspettative delle imprese, soprattutto nel settore dei servizi.

Il manifatturiero europeo, pur mostrando una dinamica moderatamente positiva secondo l’indice Pmi composito, resta il punto debole della ripresa. “Nel quarto trimestre il Pil dell’area euro è atteso espandersi solo moderatamente”, scrive la Bce, che invita i governi a intervenire con politiche coordinate e strutturali per sostenere produttività e competitività.

Particolarmente significativa è la riflessione della banca centrale sul contesto politico ed economico: “È urgente rafforzare l’economia dell’eurozona nell’attuale scenario geopolitico”, sottolinea l’istituto, che accoglie con favore l’impegno dei leader europei espresso al Vertice dell’Euro del 23 ottobre 2025.

Sul fronte della politica monetaria, la Bce mantiene una linea prudente. Nonostante la pressione dei mercati, l’Eurotower ribadisce che le prossime decisioni sui tassi saranno guidate dai dati, “senza vincolarsi a un particolare percorso”. In sostanza, nessuna promessa di tagli o rialzi predefiniti: le mosse dipenderanno dall’evoluzione dell’inflazione e dalla tenuta dell’economia reale.

In questo scenario, Italia e Germania rappresentano l’anello debole dell’Eurozona, con un Pil stagnante che riflette un mix di domanda interna debole, calo degli investimenti e incertezze sull’export. Mentre Madrid e Parigi beneficiano di politiche fiscali più espansive e di un settore dei servizi in forte crescita, Roma e Berlino restano appesantite da vincoli strutturali e da un clima industriale ancora fragile.

La sfida per il 2026 sarà quella di riconciliare le diverse velocità della crescita europea, rafforzando l’integrazione economica e industriale. Per la Bce, la direzione è chiara: solo un’azione coordinata su produttività, competitività e stabilità fiscale può garantire una ripresa duratura e condivisa.


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