Riserve auree italia

Negli ultimi mesi Germania e Italia stanno valutando la possibilità di rimpatriare le proprie riserve auree attualmente custodite all’estero, soprattutto nei caveau della Federal Reserve americana. Un segnale che, nel contesto geopolitico attuale, assume una valenza strategica profonda, oltre ogni aspetto tecnico o logistico.

L’Italia, con 2.451,8 tonnellate di oro, si conferma la terza nazione al mondo per riserve auree, preceduta solo da Stati Uniti e Germania, nonostante sia l’ottava economia globale per PIL. Di queste riserve, circa 1.100 tonnellate sono conservate presso la sede della Banca d’Italia a Roma, mentre il resto è dislocato all’estero, con il 43,29% negli Stati Uniti, il 6,09% in Svizzera e il 5,76% nel Regno Unito.

La Germania, già da tempo, ha avviato il rimpatrio di una parte significativa del proprio oro custodito all’estero, riportandolo nei propri caveau nazionali. L’Italia, invece, non ha ancora intrapreso lo stesso percorso, ma le valutazioni in corso potrebbero cambiare presto lo scenario. Il motivo? Una combinazione di fattori economici, strategici e soprattutto geopolitici.

La crescente instabilità globale e l’affiorare di diffidenze verso le istituzioni finanziarie internazionali, in primis la Federal Reserve, stanno spingendo i governi europei a interrogarsi sulla sicurezza dei propri asset strategici. Il caso di precedenti confische o blocchi di riserve straniere da parte degli Stati Uniti o del Regno Unito rappresenta un precedente che non può più essere ignorato. Il rischio che decisioni unilaterali possano congelare le riserve auree di un Paese ritenuto “scomodo” è diventato un’ipotesi plausibile, anche per partner storici come l’Italia.

Il ritorno dell’oro in patria non rappresenta solo un’operazione contabile: è il simbolo di una nuova visione di autonomia, fondata sull’esigenza di disporre direttamente delle proprie risorse nei momenti di crisi, senza dipendere dalla benevolenza di alleati lontani o istituzioni terze. È una mossa che tocca il cuore della sovranità economica nazionale ed europea.

Parallelamente, si fa sempre più evidente una crisi di fiducia nei confronti della Federal Reserve, una volta percepita come bastione indiscusso della stabilità finanziaria globale. Le incertezze sul sistema bancario statunitense e le tensioni politiche interne hanno alimentato dubbi anche tra gli alleati atlantici, che ora valutano nuove strategie di tutela dei propri interessi.

Il dibattito si sta progressivamente spostando sul piano politico e istituzionale. In diverse capitali europee, la sovranità economica viene oggi considerata un pilastro imprescindibile della sicurezza nazionale. In un contesto globale sempre più frammentato, dove le alleanze tradizionali sono messe alla prova e le tensioni geopolitiche si moltiplicano, il controllo diretto delle riserve strategiche come l’oro assume un significato nuovo, che va oltre le logiche della finanza.

La possibile decisione di Italia e Germania di rimpatriare l’oro potrebbe innescare una reazione a catena in Europa e oltre, aprendo la strada a una stagione di nuova autonomia per il continente, meno dipendente dagli equilibri imposti da Washington e più attenta a tutelare i propri asset vitali.


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