Banca D'Italia Risparmi prestiti Bankitalia - debito pubblico

Nel mese di settembre 2025 è proseguito l’aumento dei tassi di interesse praticati dalle banche italiane sui nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni.
Secondo i dati diffusi dalla Banca d’Italia, il Tasso annuale effettivo globale (Taeg) medio si è attestato al 3,71%, in crescita rispetto al 3,67% di agosto e al 3,61% di luglio.

Un dato che conferma la fase di persistenza del costo del credito, in un contesto in cui l’inflazione si sta gradualmente riducendo ma la politica monetaria resta improntata alla prudenza.


Famiglie: mutui più cari, credito al consumo in rallentamento

Per le famiglie, il peso del finanziamento della casa continua dunque ad aumentare, erodendo il potere d’acquisto e rallentando la domanda di nuovi mutui.
Il Taeg sulle nuove erogazioni di credito al consumo — come prestiti personali o rateizzazioni — si è invece collocato al 10,24%, leggermente in calo rispetto al 10,29% di agosto, ma ancora su livelli storicamente elevati.


Imprese: costo del credito stabile, ma ancora alto

Sul fronte delle società non finanziarie, i tassi di interesse sui nuovi prestiti si mantengono pressoché invariati al 3,38%, contro il 3,39% registrato nel mese precedente.
Un livello che testimonia una tenuta della stretta creditizia, con conseguenze dirette sui piani di investimento e sulla liquidità delle aziende, soprattutto di piccola e media dimensione.


Depositi: rendimenti ancora ai minimi

Nonostante la crescita dei tassi sui prestiti, i tassi passivi sui depositi restano fermi allo 0,63%, lo stesso valore di agosto.
Un divario sempre più ampio tra il costo del denaro per chi prende a prestito e la remunerazione per chi risparmia, che continua a penalizzare le famiglie e a frenare i flussi verso la raccolta bancaria tradizionale.


Un equilibrio difficile per la politica monetaria

I dati di settembre confermano quindi un quadro di stabilizzazione a livelli alti, coerente con la linea di prudenza adottata dalla Banca Centrale Europea.
Il rallentamento dell’inflazione non si è ancora tradotto in un taglio dei tassi di riferimento, e il sistema bancario continua a trasferire solo parzialmente le variazioni del costo del denaro sui depositi.

Il risultato è un mercato del credito sempre più selettivo, dove le famiglie vedono restringersi l’accesso ai mutui e le imprese devono fare i conti con oneri finanziari ancora significativi.


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