Michele Colaci - Confapi Sanità

Il tema del payback sui dispositivi medici torna al centro del dibattito politico ed economico in vista della discussione sulla Legge di Bilancio 2026. A lanciare l’allarme è Confapi Sanità, che denuncia l’impatto insostenibile del meccanismo di compensazione sui conti delle piccole e medie imprese del comparto e chiede al Governo di intervenire con un’esenzione per le aziende con fatturato annuo fino a 3 milioni di euro.

Secondo il presidente Michele Colaci, “la proposta attualmente in discussione è iniqua e sta portando le Pmi del settore al collasso”. La misura, introdotta dai precedenti esecutivi per contenere la spesa sanitaria, obbliga le imprese fornitrici di dispositivi medici a rimborsare parte della spesa eccedente i tetti regionali, in proporzione al proprio fatturato.

“Misura temporanea, oggi divenuta insostenibile”

Colaci ricorda che la Corte Costituzionale aveva già limitato la validità del payback al quadriennio 2015-2018, riconoscendone la natura temporanea. “Vederlo riproposto oggi significa violare quel principio e colpire la libertà d’impresa – ha dichiarato –. Per le nostre Pmi, il suo mantenimento comporta mancanza di liquidità, tagli e, in molti casi, cessazione definitiva dell’attività”.

Confapi Sanità denuncia inoltre l’assenza di correttivi per il comparto dei dispositivi medici nel Disegno di Legge di Bilancio, che si limita a intervenire sul payback farmaceutico. Una lacuna che, secondo l’associazione, “rischia di aggravare la crisi già in atto nel settore, dove migliaia di aziende si trovano a dover restituire somme ingenti in modo retroattivo”.

Riflessi sulla filiera sanitaria

Le conseguenze, avverte Confapi, non riguardano solo la tenuta industriale, ma anche la continuità delle forniture essenziali per il Servizio Sanitario Nazionale. “Questa crisi – spiega Colaci – si riflette direttamente sulla capacità del SSN di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Interruzioni nelle forniture o fallimenti aziendali potrebbero compromettere la qualità e la sicurezza delle prestazioni sanitarie”.

Per questo l’associazione chiede al Parlamento di introdurre un’esenzione dal payback per le piccole imprese e di ristabilire un principio di proporzionalità e sostenibilità nella ripartizione degli oneri. “È un intervento fondamentale – conclude Colaci – per tutelare la componente più fragile del comparto e preservare la capacità del sistema sanitario di funzionare”.


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