Autonomia differenziata

Il prossimo 12 novembre 2024 sarà una data cruciale per il futuro dell’autonomia differenziata in Italia. La Corte Costituzionale ha fissato in quella data l’udienza pubblica per discutere i ricorsi presentati dalle Regioni Puglia e Toscana contro la legge n. 86 del 26 giugno 2024, che introduce le “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario”, in conformità all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.

Le due Regioni, con i rispettivi ricorsi (n. 28 e n. 29), mettono in discussione la legittimità costituzionale di questa norma, sostenendo che essa possa alterare l’equilibrio tra Stato e Regioni. In particolare, Puglia e Toscana sollevano dubbi su alcuni aspetti del processo di attuazione dell’autonomia differenziata, preoccupati delle ripercussioni sulle competenze regionali.

Alla discussione si uniranno anche la Regione Sardegna e la Regione Campania, che hanno presentato i loro ricorsi (n. 30 e n. 31) poco dopo. Anche per questi ricorsi, la Consulta discuterà il 12 novembre 2024, seguendo la scadenza dei termini fissata per l’8 ottobre. Entrambe le Regioni contestano anch’esse la legge n. 86/2024, preoccupate delle conseguenze per le autonomie locali e per la gestione delle competenze attribuite alle Regioni.

Il presidente della Corte Costituzionale, Augusto Barbera, ha quindi stabilito di riunire i ricorsi in un’unica udienza, vista la centralità del tema e la sua importanza nel contesto del rapporto tra Stato e Regioni.

Questa sentenza della Corte Costituzionale potrebbe segnare un punto di svolta per il dibattito sull’autonomia differenziata in Italia, aprendo nuovi scenari per l’assetto costituzionale del Paese e per la distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni

La proposta popolare continua il suo iter

Parallelamente, anche l’iter seguito alla raccolta firme popolare continua. Il referendum sull’autonomia differenziata verrà esaminato prima dalla Cassazione, che dovrà verificare l’autenticità delle firme. Poi passerà al vaglio della Corte costituzionale, che convocherà entro il 20 gennaio la camera di consiglio per stabilire se la richiesta sia o meno ammissibile.

Non si possono chiedere referendum su leggi tributarie o di bilancio, su amnistia e indulto e sui trattati internazionali. E non è inoltre possibile abrogare disposizioni di rango costituzionale, gerarchicamente sovraordinate rispetto alle leggi ordinarie.

Se la Consulta validerà il quesito, il governo convocherà il referendum che si terrà una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025.


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