La corsa alla presidenza della Regione Campania per le elezioni del 23-24 novembre 2025 porta al centro del dibattito politico una proposta alternativa rispetto all’attuale gestione e agli scenari sostenuti dal centrodestra. In questo contesto, la candidatura di Roberto Fico — sostenuto da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e forze alleate — si propone come un progetto che punta a ricucire diseguaglianze territoriali e sociali e a ridefinire le priorità del governo regionale.
Fico colloca la sua agenda politica dentro un quadro in cui emergono fragilità strutturali già note. Il candidato richiama spesso i nodi irrisolti della sanità, del lavoro, delle infrastrutture territoriali e del sistema dei diritti civili e sociali, individuandoli come l’asse critico da cui ripartire. Il suo approccio mira a una governance orientata alla prossimità, più che agli interventi episodici, insistendo sul principio che «i cittadini devono avere gli stessi diritti ovunque siano nati».
La sanità diventa, in questa visione, il perno dell’intera architettura programmatica. Fico parla di una “rivoluzione del territorio”, con l’obiettivo di invertire un modello centrato sugli ospedali sovraccarichi. La proposta punta a rafforzare le case di comunità, rilanciare la medicina territoriale, accelerare sulla telemedicina e fissare come traguardo concreto la riduzione delle liste di attesa e del sovraffollamento dei pronto soccorso. L’ospedale, nelle sue parole, deve tornare a essere un luogo di competenze specialistiche, mentre il territorio diventa la porta d’ingresso del sistema di cura.
L’opposizione all’autonomia differenziata segna uno dei punti politici più identitari della coalizione di centrosinistra. Fico ribadisce che, se eletto, la Campania non aderirà alla riforma, definendola un rischio per l’equità nazionale. La Campania, afferma, «non può permettersi modelli di competizione territoriale che aggravano divari già esistenti».
Il tema del lavoro entra nel programma attraverso un racconto generazionale. Il candidato respinge gli stereotipi sui giovani campani e propone una politica attiva costruita su formazione, ricerca e investimenti. L’esempio del distretto tecnologico di San Giovanni a Teduccio diventa il paradigma di un Sud che può essere attrattivo per imprese, competenze e innovazione, con un messaggio netto: la priorità è superare il fenomeno del lavoro povero.
Sul fronte urbanistico e sociale, Fico critica duramente il recente dibattito sui condoni edilizi promosso dal centrodestra. Lo definisce un «tranello» che illude i cittadini ma non risolve vulnerabilità strutturali, soprattutto nelle zone a rischio idrogeologico. Il modello che propone insiste invece su un piano pubblico di abbattimento e ricostruzione, dentro una prospettiva di pianificazione responsabile e sicurezza collettiva.
La sua campagna si conclude con un appello che attraversa l’identità politica della candidatura: «Andate a votare. A prescindere da chi scegliete, ma votate». Un richiamo che traduce la partecipazione in leva democratica e condizione minima per poter cambiare.
La proposta di Fico richiama l’idea di una Campania coesa, moderna e non periferizzata. Tuttavia, il percorso del centrosinistra appare ancora in evoluzione: alcune letture politiche sottolineano come la visione programmatica, pur ricca di messaggi forti e identitari, non sia ancora percepita in forma pienamente organica o strutturata. La sfida, nelle settimane che precedono le urne, sarà trasformare la narrazione in un’agenda di governo completa e riconoscibile.
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