Case green SUPERBONUS

Dopo mesi di dibattiti, veti e smentita, questa mattina è giunto il via libera dell’Eurocamera alla cosiddetta direttiva sulle case green. Il testo, ora, sarà oggetto del negoziato finale tra Consiglio Ue e esecutivo europeo prima di tornare in Plenaria.

La luce verde della Plenaria è arrivata con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti. Il testo è stato emendato dal Pe in più parti. Tra gli italiani hanno votato contro tutti i partiti di governo, favorevoli la delegazione del Pd, dei Verdi e del M5S. Mentre Azione-Italia Viva si è astenuta.

Pur mancando ancora diversi passaggi affinchè la direttiva diventi vincolante, non manca molto prima del via libero definitivo alla controversa iniziativa europea, a meno che – come accaduto per altri provvedimenti divisivi – l’iter non venga interrotto da veti e richieste di cambiamenti.

L’entrata in vigore della direttiva, quindi, non è scontata. E c’è un precedente a testimoniarlo, quello dello stop alle auto a benzina e diesel dal 2035: il testo, dopo due i due via libera necessari arrivati dall’Eurocamera necessitava della mera ratifica dei 27 prima dell’entrata in vigore ma il fermarsi di una minoranza di blocco ha fermato l’iter.

Case green: cosa prevede?

Il testo approvato, nella sostanza, è quello licenziato dalla commissione parlamentare Industria. Prevede la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033 per gli edifici residenziali. L’obiettivo della direttiva è di agire prioritariamente sul 15% degli edifici più energivori, che andranno così collocati dai diversi paesi membri nella classe energetica più bassa, la G. In Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali (sul totale di 12 milioni, secondo l’Istat).

Il testo dà indicazioni anche su edifici non residenziali, impianti solari, nuove costruzioni. Già a partire da gennaio del 2026 scatta l’obbligo di realizzare i cosiddetti Zeb (zero emission buildings) per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà di enti pubblici. Negli altri casi la scadenza è il 2028.

Confedilizia: “Governo agisca”

In Italia, intanto, non mancano le prime reazioni. “Da oggi ha inizio una fase di negoziazione che vedrà protagonisti anche i governi dei Paesi dell’Unione”. Lo afferma in una nota, Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia commentando il via libera dell’Eurocamera. “In questo contesto si inserisce l’approvazione da parte della Camera dei deputati, mercoledì scorso, di una mozione di maggioranza che ha impegnato il governo italiano ‘ad adottare le iniziative di competenza presso le competenti istituzioni europee al fine di scongiurare l’introduzione di una disciplina’ giudicata – a ragione – pericolosa per il nostro Paese. Chiediamo al presidente del Consiglio di impegnarsi in prima persona per il raggiungimento di questo obbiettivo”, conclude Spaziani Testa.

Pichetto: “Testo insoddisfacente per l’Italia, ci difenderemo”

Subito arriva la bocciatura della direttiva da parte del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto, che spiega: “Il documento approvato è insoddisfacente per l’Italia. Anche nel Trilogo, come fatto fino ad oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale. Non mettiamo in discussione gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane. Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese”