In alcuni casi specifici le amministrazioni locali potranno affidare direttamente la gestione di impianti sportivi, senza ricorrere alle ordinarie procedure di evidenza pubblica. Lo ha stabilito Anac, con il parere di funzione consultiva n. 33, approvato dal Consiglio dell’Autorità l’8 ottobre 2025, che definisce i limiti e le condizioni per ricorrere a questa eccezione.
Secondo l’Autorità, l’affidamento diretto può avvenire solo in presenza di una proposta presentata spontaneamente da un’Associazione o Società sportiva dilettantistica senza fini di lucro, e solo se tale proposta è l’unica pervenuta all’ente locale. Il progetto deve riguardare un impianto da rigenerare, riqualificare o ammodernare, ossia una struttura non più adeguata alle esigenze funzionali, e deve essere accompagnato da un piano di fattibilità economico-finanziaria.
La finalità deve essere chiaramente sociale e inclusiva, con l’obiettivo di favorire l’aggregazione e l’inclusione giovanile, mentre il valore dell’affidamento deve restare sotto la soglia comunitaria fissata dall’articolo 14 del Codice degli Appalti.
Anac sottolinea inoltre che, pur trattandosi di un’ipotesi di deroga all’evidenza pubblica, l’amministrazione deve garantire la pubblicità e la trasparenza dell’iniziativa, pubblicando sul proprio sito il progetto ricevuto e motivando in modo dettagliato la scelta dell’affidamento diretto nel provvedimento finale.
Come precisato dall’Autorità, questa eccezione “è applicabile esclusivamente nel caso in cui una sola Associazione o Società sportiva senza fini di lucro presenti di propria iniziativa un progetto preliminare per la rigenerazione e gestione di un impianto sportivo, con il fine di promuovere l’aggregazione sociale e giovanile”.
Il presidente Giuseppe Busìa ha spiegato che l’obiettivo è bilanciare i principi europei di concorrenza, pubblicità e parità di trattamento con la necessità di sostenere le piccole realtà sportive locali, spesso radicate nel territorio e impegnate in attività di interesse comunitario. “Abbiamo inteso venire incontro alle piccole società di valenza sociale – ha dichiarato Busìa – pur nel rispetto delle regole e dei principi che presidiano la concorrenza. Ci riserviamo di adottare ulteriori iniziative per chiarire l’ambito di applicazione della norma, in coerenza con il d.lgs. 36/2023 e con le direttive europee del 2014”.
La decisione di Anac rappresenta dunque un’apertura verso la flessibilità amministrativa, ma entro un perimetro giuridico ben definito. Una misura che punta a semplificare la gestione degli impianti sportivi di comunità, senza intaccare i principi cardine della trasparenza e della concorrenza.











