L’Italia sta vivendo una fase di profondo indebolimento socioeconomico, con segnali preoccupanti che emergono dal Rapporto annuale 2025 dell’Istat, presentato alla Camera dal presidente Francesco Maria Chelli.
Tra il 2019 e il 2024 le retribuzioni contrattuali hanno perso il 10,5% del potere d’acquisto. Un dato che riflette l’impatto persistente dell’inflazione e dell’erosione salariale. Se si considerano le retribuzioni lorde di fatto per dipendente, cioè comprensive di accordi aziendali e individuali, la perdita si riduce ma resta significativa: –4,4%, contro il –2,6% in Spagna e il –1,3% in Germania. Parallelamente, la produttività del lavoro nel settore privato è scesa del 2% nel 2024, mentre quella del capitale ha registrato un calo più lieve (–0,2%).
Sul fronte sociale, quasi un quarto della popolazione italiana (23,1%) si trova in condizioni di rischio povertà o esclusione sociale, in aumento rispetto al 2023. Il dato è ancora più drammatico nel Mezzogiorno, dove la percentuale raggiunge il 39,8%. In particolare, la vulnerabilità cresce tra i giovani: il 30,5% degli individui in famiglie con capofamiglia sotto i 35 anni vive in condizioni di fragilità economica.
Un ulteriore indicatore della crisi è la fuga dei talenti. Negli ultimi dieci anni, 97mila giovani laureati hanno lasciato il Paese, con un picco di 21mila partenze solo nel 2024. Si tratta di capitale umano ad alta formazione, sempre più attratto da sistemi esteri in grado di offrire migliori opportunità professionali e di vita.
Infine, il quadro demografico continua a deteriorarsi. Al 1° gennaio 2025, la popolazione residente in Italia è scesa sotto i 59 milioni, con una dinamica negativa in atto dal 2014. Nel 2024 si sono registrate solo 370mila nascite, e la fecondità ha toccato il minimo storico di 1,18 figli per donna. Il declino è favorito anche dalla diminuzione delle donne in età fertile e dal costante rinvio della genitorialità, sintomo di un contesto socioeconomico sempre meno favorevole alla costruzione di un progetto familiare.
L’Istat restituisce così l’immagine di un Paese che, pur mantenendo importanti potenzialità, è oggi attraversato da fragilità strutturali sempre più profonde, su cui urge un intervento politico deciso, coordinato e sostenibile nel lungo periodo.
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