Con l’ombra dei nuovi dazi fino al 30% minacciati dall’amministrazione Trump su numerosi prodotti europei, in Europa si alza la tensione sul fronte commerciale. A lanciare l’allarme in Italia è Raffaele Marrone, presidente di Confapi Napoli e responsabile nazionale ZES dell’associazione, che segnala in particolare la vulnerabilità della Campania, dove settori strategici come automotive e agroalimentare rischiano di subire pesanti contraccolpi.
“In Campania cresce la preoccupazione: auto, latticini, vini e frutta sono tra i comparti più esposti a una compressione dell’export. Senza interventi rapidi, perderemmo posizioni decisive sul mercato americano”, ha affermato Marrone, commentando l’eventuale introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti.
Il presidente di Confapi Napoli propone, in attesa di una soluzione diplomatica a livello europeo, una strategia di contenimento temporanea: suddividere il carico del dazio in tre quote da 10%, da ripartire tra il produttore europeo, il distributore internazionale e il consumatore statunitense. Questo approccio, secondo Marrone, “potrebbe agire da ammortizzatore immediato, preservando in parte la competitività dei prodotti europei negli USA”.
La misura, pur non risolvendo strutturalmente la questione dei dazi, potrebbe consentire di tamponare gli effetti più gravi, dando tempo alla diplomazia europea di negoziare con Washington una riduzione o sospensione delle tariffe. L’Unione Europea è infatti attesa a una trattativa difficile con la nuova amministrazione americana, e settori chiave del made in Italy rischiano di pagare il prezzo di un conflitto commerciale senza soluzioni rapide.
“Nel frattempo, come sottolineato anche dal nostro presidente Cristian Camisa, è fondamentale mantenere la calma, evitando toni barricadieri. Serve piuttosto un atteggiamento costruttivo che consenta di aprire un tavolo negoziale con gli Stati Uniti e trovare un compromesso che tuteli le economie di entrambe le sponde dell’Atlantico”, ha concluso Marrone.
Il monito che arriva da Napoli sottolinea ancora una volta quanto le dinamiche commerciali globali possano impattare in modo diretto sulle economie regionali, e quanto sia urgente dotarsi di strumenti sia diplomatici che operativi per garantire la tenuta delle filiere produttive italiane.
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