Standard & poor's

La crisi commerciale innescata dall’inasprimento dei dazi negli Stati Uniti e dalle risposte dei partner internazionali sta già mostrando i suoi effetti più pesanti. Standard & Poor’s ha rivisto al ribasso le stime di crescita del PIL globale, parlando apertamente di “uno shock al sistema”. Un impatto che si fa sentire sulla fiducia, sui mercati e sulla formazione dei prezzi, e che si rifletterà sull’economia reale nel triennio a venire, con effetti ancora da decifrare del tutto.

Nel suo nuovo scenario macroeconomico, l’agenzia di rating statunitense riduce la crescita globale al 2,7% nel 2025 (-0,3%), al 2,6% nel 2026 (-0,4%) e al 3,3% nel 2027 (-0,1%). A guidare questa frenata sono proprio gli Stati Uniti, protagonisti della recente offensiva tariffaria: il loro PIL è ora atteso all’1,5% nel 2025 (-0,5%), all’1,7% nel 2026 (-0,2%) e al 2,1% nel 2027 (-0,1%).

L’Europa non resta immune. L’Eurozona vedrà una crescita dello 0,8% nel 2025 (-0,1%), dell’1,2% nel 2026 (-0,2%) e dell’1,4% nel 2027 (-0,1%). L’Italia, in particolare, conferma le difficoltà strutturali del proprio sistema economico, con una previsione di crescita ferma allo 0,5% nel 2025, che salirà solo marginalmente allo 0,8% nel 2026 e allo 0,9% nel 2027, sempre in calo rispetto alle stime precedenti.

Secondo S&P, l’inasprimento delle politiche commerciali internazionali e la conseguente instabilità nei mercati costituiscono un fattore di rischio che orienta al ribasso l’intero scenario macroeconomico globale. Il vero nodo, sottolinea l’agenzia, è che la portata dell’impatto reale sulle economie nazionali potrebbe essere più ampia di quanto oggi previsto. Anche l’assetto di lungo termine, e con esso il ruolo di leadership degli Stati Uniti all’interno dell’economia mondiale, appare oggi più incerto.

Tra le economie emergenti, a pagare un prezzo elevato è la Cina, che secondo S&P crescerà del 3,5% nel 2025 (-0,6%), del 3% nel 2026 (-0,8%) e del 4,3% nel 2027 (-0,1%). Un segnale che conferma come le tensioni commerciali non risparmino nessuno, a prescindere dal ruolo economico o geopolitico.

Nonostante l’aggravarsi dello scenario, S&P esclude al momento l’ipotesi di una recessione negli Stati Uniti, anche se sottolinea come la traiettoria di crescita rallentata e l’aumento delle pressioni inflazionistiche rendano il quadro economico estremamente fragile e suscettibile a nuove crisi.


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