Società svizzere trump dazi

La Svizzera annuncia una svolta nella disputa commerciale con gli Stati Uniti: i dazi imposti da Washington sui prodotti elvetici saranno ridotti dal 39 al 15 per cento, un livello paragonabile a quello applicato all’Unione Europea. La notizia è stata diffusa dal governo svizzero tramite un post su X, nel quale si ringrazia il presidente Donald Trump per il dialogo ritenuto “costruttivo” e si definiscono “produttivi” gli incontri con il rappresentante commerciale statunitense Jamieson Greer. Washington non ha ancora comunicato ufficialmente l’intesa, ma alcuni funzionari citati dal New York Times ne confermano la sostanza.

Dietro l’accordo non ci sono solo discussioni diplomatiche, ma anche una intensa attività di lobby industriale. Secondo quanto riportato dalla stampa domenicale svizzera, nelle scorse settimane alcuni dei principali rappresentanti dell’economia elvetica hanno incontrato Trump nello Studio Ovale, proponendo impegni economici in grado di compensare la riduzione tariffaria. Durante il colloquio sarebbero stati discussi investimenti nel settore farmaceutico statunitense, la possibilità di trasferire fonderie d’oro su suolo americano, un maggiore coinvolgimento nei progetti infrastrutturali federali e un incremento degli acquisti nell’industria aeronautica. L’incontro, descritto come “cordiale” e fortemente improntato allo stile negoziale diretto di Trump, si sarebbe concluso con la consegna di doni simbolici, tra cui un lingotto d’oro personalizzato e un orologio Rolex.

La trattativa, però, non è stata unilaterale. Gli Stati Uniti avrebbero avanzato alcune richieste precise, chiedendo alla Confederazione un maggiore allineamento futuro alle sanzioni statunitensi e controlli più stringenti sugli investimenti esteri, per impedire acquisizioni strategiche da parte di società cinesi. Questi punti stanno provocando le prime fratture politiche a Berna. I liberali definiscono le condizioni statunitensi “fuori dalla realtà”, mentre il Partito Socialista chiede trasparenza totale sul contenuto dell’intesa. Il Centro avverte che la Svizzera “non può farsi ricattare”, mentre l’UDC respinge apertamente qualsiasi ipotesi di allineamento alle sanzioni americane.

Nonostante le tensioni interne, le prossime tappe sembrano già delineate. Una dichiarazione d’intenti potrebbe arrivare entro fine novembre, mentre l’accordo finale potrebbe essere firmato a gennaio al World Economic Forum di Davos, trasformando il palcoscenico globale in un momento politico di forte impatto mediatico. Se così fosse, Trump potrebbe rivendicare un successo negoziale in politica commerciale, mentre la Svizzera eviterebbe un aumento della pressione su settori come farmaceutica, macchinari industriali e metalli preziosi, fortemente dipendenti dall’export verso gli Stati Uniti.

La riduzione dei dazi appare dunque come un compromesso necessario per l’economia elvetica, ma allo stesso tempo apre un nuovo capitolo nella politica estera della Confederazione. Il Paese, storicamente neutrale e bilanciato tra blocchi geopolitici, si trova ora più vicino a Washington. Resta da capire se questo avvicinamento sarà interpretato come pragmatismo economico o come un segnale di allineamento strategico con effetti destinati a pesare negli anni.


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