Donald Trump torna al centro della scena internazionale annunciando su Truth Social un’intesa con la Cina, siglata – a suo dire – con il presidente Xi Jinping e in attesa di una “approvazione definitiva mia e sua”. Il patto, dai contorni ancora poco chiari, riguarda una serie di misure economiche e commerciali che coinvolgono dazi, terre rare, magneti strategici e visti per studenti.
Nel dettaglio, secondo quanto riportato dallo stesso Trump, Pechino garantirà agli Stati Uniti la fornitura di tutti i magneti e dei minerali rari necessari, cruciali per i settori tecnologici e della difesa. In cambio, Washington dovrebbe fornire “ciò che è stato concordato”, tra cui anche l’emissione dei visti per studenti cinesi che intendono frequentare i college e le università americane. “Cosa che mi è sempre piaciuta!”, ha aggiunto il presidente, sottolineando un’apertura che contrasta con l’approccio restrittivo adottato durante buona parte del suo primo mandato.
Tuttavia, la parte relativa ai dazi rimane poco trasparente. Trump ha parlato di un “ottenimento complessivo del 55% dei dazi dalla Cina”, mentre Pechino – secondo un funzionario dell’amministrazione citato dal Wall Street Journal – manterrebbe un’imposizione del 10%, già definita durante i colloqui di Ginevra nelle scorse settimane. Proprio lì, gli Stati Uniti si sarebbero impegnati a ridurre le tariffe sui prodotti “made in China” al 30%, lasciando quindi margini di interpretazione sulle cifre dichiarate ora da Trump.
L’agenzia finanziaria Bloomberg parla senza mezzi termini di “linguaggio confuso e poco chiaro”, mettendo in dubbio la reale portata dell’intesa. Il presunto “55%” citato da Trump sarebbe in realtà una somma approssimativa tra varie misure già in vigore, comprese le tariffe imposte nel suo primo mandato e quelle più recenti, come il 20% applicato ai derivati del fentanyl e il 10% valido per tutti i paesi.
Nonostante le ambiguità, il messaggio politico è forte: Trump si propone come garante di una nuova fase dei rapporti USA-Cina, fondata su reciprocità commerciale, apertura all’educazione e controllo strategico delle materie prime.
Mentre gli analisti attendono chiarimenti ufficiali da parte della Casa Bianca e del governo cinese, l’annuncio rischia già di avere ripercussioni sui mercati e sul dibattito elettorale negli Stati Uniti. L’ex presidente, candidato per le prossime presidenziali, punta evidentemente a riconquistare l’elettorato industriale e quello legato alle grandi filiere produttive americane.
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