Si intensifica la battaglia degli agricoltori italiani che continuano a scendere in strada con i loro trattori, bloccando strade e portando le istanze di un’intera categoria nelle ‘stanze’ delle istituzioni. Calabria, Emilia Romagna, Sicilia, Umbia e Abruzzo stanno replicando quanto nelle ultime settimane sta accadendo in Francia e Germania con proteste sostenute dall’opinione pubblica.
I motivi delle proteste
La mobilitazione, già iniziata nei giorni scorsi, prende di mira le politiche agricole dell’Unione europea. Tra le richieste: “Sussidi, prezzi all’ingrosso da rivedere, no alla carne sintetica, no alle cavallette come cibo, no agli impianti fotovoltaici sui terreni produttivi”.
Ci sono coltivatori di grano e mais, che ce l’hanno con le nuove regole comunitarie: da quest’anno scatta l’obbligo di tenere incolto il 4% dei terreni seminati sopra i 10 ettari. Ma anche la questione dei prezzi. In commissione Agricoltura alla Camera c’è un progetto di legge che modifica il decreto legislativo del 2021 contro le pratiche sleali: introdotto un costo di produzione di cui deve tenere conto il prezzo di vendita. “Il problema- denunciano i manifestanti – è che ancora non si è visto niente”. A loro arrivano spiccioli, mentre il consumatore paga salato. Poi le altre questioni in ballo: la cosiddetta carne sintetica e i cibi a base cellulare (su cui l’Italia con Francia, Austria e altri 9 paesi ha chiesto una moratoria di 12 mesi all’Unione), le farine di insetti, l’aumento vertiginosi dei costi dei mutui, il costo dei carburanti, e le tasse: la legge di bilancio reintroduce l’Irpef agricola.
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