Primo round vinto dalle associazioni storiche cittadine della CCIAA di Napoli. Il Tar della Campania ha accolto la richiesta di sospensiva presentata da ACEN, CLAAI, CNA, CdO, Confapi, Confcommercio, Confesercenti ed Unione Industriali in merito alle procedure di rinnovo del Consiglio Camerale avviate dalla Camera di Commercio di Napoli.
Nel darne notizia, in un comunicato, i ricorrenti sottolineano che “la motivazione del provvedimento monocratico è molto precisa”, e che il presidente del Tar ha evidenziato come “la scelta operata dalla CCIAA di Napoli con i provvedimenti impugnati di porre a carico delle Organizzazioni imprenditoriali maggiori obblighi dichiarativi, diversi rispetto a quelli previsti dalla normativa di riferimento, aggrava illogicamente lo svolgimento della procedura, fa sorgere un ostacolo alla partecipazione delle principali organizzazioni, e le pone in una posizione di svantaggio rispetto ad altre organizzazioni.”
Salta il termine del 29 aprile per la presentazione della documentazione. I ricorsi, infatti, saranno discussi dai giudici amministrativi in occasione della Camera di Consiglio del prossimo 10 maggio.
La richiesta del rispetto delle regole
Il ricorso, lo ricordiamo, arriva in seguito alle modifiche apportate dal presidente Fiola per il rinnovo del Consiglio Camerale.
“E’ del tutto evidente – prosegue la nota – che le Associazioni storiche, operando secondo criteri di trasparenza e di reale rappresentatività delle imprese del territorio, hanno più che piacere che si effettuino i dovuti ‘controlli’ e ogni necessario e utile ‘approfondimento’; va però ricordato che le modalità, i sistemi e le regole che reggono le procedure non potranno che essere le stesse adottate da tutte le Camere di Commercio del Paese. Tali regole, infatti, sono state utili a determinare gli avvicendamenti di tutte le Camere di Commercio italiane e a queste si sono uniformate tutte le associazioni di rappresentanza imprenditoriale”, scrivono i ricorrenti.
“Resta pertanto al centro la questione delle ‘regole del gioco’: da un lato, nessuno, né tanto meno l’attuale governance dell’Ente camerale, può arrogarsi il diritto di proporre regole ‘straordinarie’ per il rinnovo di un Consiglio Camerale, facendo da arbitro e da giocatore al tempo stesso. Le associazioni storiche – che, al di là loro pluridecennale attività al fianco delle aziende, rappresentano migliaia di imprese, offrono loro servizi e assistenza qualificata – hanno esclusivo interesse ad una procedura di rinnovo degli organi camerali che sia in grado di valorizzare i gradi di rappresentatività reale delle imprese e, di conseguenza, delle associazioni datoriali”, conclude la nota