Rocco Di Giuseppe - superbonus

L’imprenditore Rocco Di Giuseppe è presidente nazionale di CONFAPI ANIEM – Unione Nazionale delle imprese edili manifatturiere e settori affini, aderente a Confapi, che oggi rappresenta le piccole e medie imprese edili. Di Giuseppe ha posto come priorità del suo mandato il sostegno al settore delle costruzioni, tra i primi a risentire degli effetti della crisi.

Superbonus, crediti e crisi di liquidità. Quali sono le criticità di questa misura anche alla luce delle nuove disposizioni governative?

“Come Confapi abbiamo avviato un ragionamento serio sul nuovo regime regolatorio. Non ci sembra opportuno modificare una norma in corso. Sui tavoli nazionali abbiamo fatto presente le difficoltà riscontrate da tantissime aziende rispetto all’inesigibilità di crediti ingenti che mettono a rischio la sopravvivenza delle stesse. Il congelamento dei crediti investe circa 40.000 imprese e oltre 150.000 lavoratori e coinvolge non solo il mondo dell’edilizia, ma tutta la filiera che è intervenuta nei lavori e nelle forniture. E’ sicuramente necessaria un’azione a tutto tondo di sburocratizzazione e riordino degli incentivi”.

Il nuovo Codice degli Appalti che dovrà essere approvato entro il 9 Gennaio risponde alle esigenze del settore?

“Abbiamo ricevuto una bozza del Codice degli Appalti senza che quest’ultima sia stata condivisa dalle imprese. Le maggiori criticità le riscontriamo sull’art.80 che si concentra in modo particolare sul controllo e sulle sanzioni. La percezione è che non vi sia fiducia nel settore, un settore in cui la stragrande maggioranza delle imprese rispetta le norme e l’etica professionale, producendo valore aggiunto e occupazione con grande senso del dovere ed innata responsabilità. Il mondo dell’edilizia da troppo tempo è percepito come socialmente pericoloso e pertanto destinatario di leggi basate sul sospetto. Eppure contribuisce in termini di contributo rilevante al Pil, al decisivo incremento della competitività del Paese e del benessere sociale. Lo stesso codice dei contratti pubblici vigente prevede l’applicazione di misure preventive in chiave di anticorruzione e antimafia che potrebbero essere regolate dal nostro codice civile e penale. Non sappiamo, inoltre, quale sia in questo scenario il ruolo dell’Anac. Ci auguriamo, infine, che in sede di consultazione venga presa in considerazione la riduzione e la qualificazione delle Stazioni appaltanti”.

Il Pnrr in questo quadro può essere considerato una sfida importante?

“Sul Pnrr bisogna accelerare e adottare misure più adeguate. Ci sono opere finanziate che non sono più prioritarie. Molte gare non presentano progetti esecutivi e non sono pubblicate secondo norma. Questo può precludere la realizzazione delle opere nei tempi previsti. Sarebbe utile risolvere quanto prima il problema degli extracosti dei materiali. Ci sono oggi tante aziende richiedenti l’aggiornamento dei prezzi che non hanno ricevuto risposta”.

L’edilizia resta il settore trainante per lo sviluppo economico del territorio, ma quanto ha inciso la guerra tra Russia e Ucraina e prima ancora la Pandemia sulle difficoltà di oggi?

Nonostante la difficile situazione che il tessuto economico e produttivo nella sua interezza sta attraversando, il comparto edile e tutto il suo indotto sono in grado di svolgere un importante ruolo di traino per lo sviluppo in generale, poiché questo è l’unico settore produttivo capace di attivare impulsi che si riflettono direttamente sul territorio e si amplificano, dall’interno, su tutto il sistema socio-economico di riferimento. Pandemia e guerra hanno inciso in maniera severa e significativa, in particolar modo sui materiali, materie prime e derivati come l’acciaio utile per i componenti per l’efficientamento energetico. Si è verificata, inoltre una speculazione sui prezzi dei materiali, che non ha nulla a che vedere con il conflitto. Altra questione da risolvere”.

Si parla tanto di sostenibilità…

E’ importante, riguarda un’area molto vasta che va dalla transizione ecologica al welfare occupazionale. Bisogna, però, evitare titoli spot. Non bastano le certificazioni, è necessario un concreto sostegno economico alle imprese che adottano le misure sostenibili, perché hanno un costo considerevole.

Occupazione. Problema risorse e manodopera.

Il settore dell’edilizia è poco attenzionato dai giovani italiani. Per questo motivo subiamo una forte carenza di personale che stiamo cercando di sopperire con programmi di formazione di cittadini extracomunitari. Avremo bisogno di più di 200 mila unità lavorative, ma è certo che l’offerta supera la domanda di lavoro”.