La crisi intorno alla Global Sumud Flotilla, diretta verso Gaza con una missione dichiaratamente umanitaria, si è trasformata in un nuovo fronte di tensione internazionale. Nella notte la marina israeliana ha intercettato e abbordato 21 imbarcazioni in acque internazionali, tra cui diverse navi con attivisti internazionali. A bordo si trovavano anche 27 cittadini italiani, ora trattenuti in un centro nel porto di Ashdod.
Lo scontro in mare
Le prime unità fermate sono state Adara, Alma, Aurora, Dir Yassine, Grande Blu, Huga, Sirius, Spectre e Yulara. Nelle ore successive l’elenco si è allungato includendo anche Hio, Morgana, Otaria, Seulle, Mohammad Bhar, Florida, Oxygono, Captain Nikos, All In e Karma. Restano invece in navigazione 23 imbarcazioni, alcune arrivate a meno di 50 miglia dalla costa di Gaza, ma pur sempre in acque internazionali.
Secondo la Flotilla, «l’abbordaggio è avvenuto in acque internazionali» e con modalità ostili: comunicazioni disturbate, streaming interrotto, idranti ad alta pressione e «granate stordenti lanciate da droni». Per gli attivisti si tratta di «un attacco illegale a operatori umanitari disarmati».
La posizione dell’Italia
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha definito «non violento» l’atteggiamento di Israele nell’operazione, sottolineando che i connazionali saranno rimpatriati «con calma, una volta terminate le festività di Yom Kippur». Nel frattempo riceveranno assistenza consolare.
Reazioni e piazze in mobilitazione
La vicenda ha scatenato proteste in tutta Italia: cortei e sit-in da Milano a Roma, Torino, Napoli, Genova e Firenze, con lo slogan «Blocchiamo tutto, Palestina libera». A Roma, secondo gli organizzatori, hanno manifestato oltre 10mila persone. A Napoli e Milano sono state occupate stazioni ferroviarie.
Anche il fronte sindacale si è mosso: Cgil e Usb hanno proclamato uno sciopero generale per il 3 ottobre, denunciando «la criminalizzazione della solidarietà internazionale».
Uno scontro dagli effetti geopolitici
L’episodio solleva interrogativi sul rispetto del diritto internazionale in mare aperto, sulle condizioni dei fermati e sul futuro della missione, che nonostante i blocchi dichiara di voler proseguire. Sul piano politico, la vicenda rischia di inasprire i rapporti tra Israele e comunità internazionale, con un’onda lunga anche in Europa, dove le proteste di piazza segnalano una forte mobilitazione dell’opinione pubblica.
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