Fmi pil stime crescita DEBITO - intelligenza artificiale

L’economia globale entra in una fase critica e il rallentamento previsto dal fmi, Fondo Monetario Internazionale non risparmia quasi nessun paese, Italia compresa. Nelle nuove stime pubblicate a Washington, il FMI ha rivisto significativamente al ribasso le previsioni di crescita per il 2025, portando il PIL italiano a +0,4%, 0,3 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di gennaio, e a +0,8% nel 2026, con un ritocco negativo di 0,1 punti.

L’Italia resta sopra i minimi europei, ma al di sotto delle principali economie continentali. Il tasso di disoccupazione italiano si attesterà al 6,7% sia nel 2025 che nel 2026, superiore alla media europea prevista rispettivamente al 6,4% e al 6,3%, ma comunque inferiore a quello di paesi come la Spagna (11,1% nel 2025) e la Francia (7,7% nello stesso anno).

Anche le altre grandi economie europee vedono ridotte le proprie prospettive. La Germania non crescerà nel 2025, segnando zero crescita, con una ripresa prevista solo nel 2026 (+0,9%). La Francia si attesterà a +0,6% nel 2025 e +1,0% nel 2026, mentre il Regno Unito crescerà dell’1,1% nel 2025 e dell’1,4% l’anno successivo. Una nota positiva arriva dalla Spagna, la cui stima di crescita è stata rivista al rialzo al +2,5% per il 2025, segnando un’espansione più vigorosa rispetto ai principali partner.

Al di fuori dell’Europa, il Fondo ha rivisto al ribasso anche le stime per le due superpotenze economiche mondiali, Stati Uniti e Cina, entrambe colpite dalla crescente incertezza dovuta all’escalation commerciale e ai dazi. Il PIL americano è previsto crescere dell’1,8% nel 2025, con un taglio di 0,9 punti rispetto alle stime precedenti, e dell’1,7% nel 2026. La Cina vedrà un’espansione contenuta al 4,0% per entrambi gli anni, con un ritocco negativo di 0,6 punti nel 2025 e 0,5 punti nel 2026.

Nel quadro complessivo, l’economia globale crescerà del 2,8% nel 2025, in calo rispetto al +3,3% del 2024 e 0,5 punti percentuali in meno rispetto alle stime di gennaio. Anche per il 2026, le previsioni sono state riviste al ribasso, con una crescita del 3,0%.

Il Fondo ha illustrato anche una serie di scenari in base alle date chiave delle tensioni commerciali. Nel cosiddetto scenario “post 9 aprile”, la crescita globale si attesterebbe comunque al 2,8% nel 2025 e al 2,9% nel 2026, simile a quella dello scenario di riferimento, ma con differenze significative nella composizione tra i paesi.

A preoccupare è anche l’accelerazione dell’inflazione nelle economie avanzate. Le previsioni per il Regno Unito sono state riviste al rialzo di 0,7 punti percentuali, mentre per gli Stati Uniti l’aumento atteso è di un punto intero.

In un contesto sempre più incerto, il FMI ha riaffermato un principio fondamentale della politica economica moderna: l’indipendenza delle banche centrali è un caposaldo irrinunciabile. Lo ha dichiarato con fermezza il capo economista del Fondo, Pierre-Olivier Gourinchas, in risposta agli attacchi rivolti da Donald Trump al presidente della Fed, Jerome Powell. Una presa di posizione netta, in un momento in cui la credibilità delle istituzioni economiche appare cruciale per preservare la stabilità globale.


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