Giuliano Granato Potere Al popolo Campania

Mancano sempre meno giorni alle elezioni regionali in Campania. Si voterà il 23 e 24 novembre. Tra i candidati alla presidenza c’è anche Giuliano Granato, 40 anni, con Campania Popolare, la lista che racchiude Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e Partito Comunista. Laureato in Relazioni internazionali e diplomatiche all’Orientale di Napoli. A lui abbiamo chiesto un commento sull’attuale scenario politico.

Perchè ha deciso di candidarsi?

Perché l’opposizione tra Fico e Cirielli è falsa. Le due coalizioni sono d’accordo praticamente su tutto. Entrambi sono per la sanità privata, nessuno immagina un investimento pubblico per tagliare le liste d’attesa, aumentare i posti letto, creare una diagnostica pubblica. Sul lavoro? Stessa cosa: solo regali ai privati e nessuna lotta al lavoro nero. Di fatto, che vinca l’uno o l’altro, è il sistema De Luca che continua. Di fronte a due blocchi che vogliono compiacere gli stessi poteri che hanno ammazzato il nostro territorio, noi diciamo che serve un’alternativa dal basso, che i cittadini devono riappropriarsi della cosa pubblica”.

Cosa ne pensa del campo extra large a sostegno di Fico, avete mai pensato di sostenerlo anche voi?

Dici bene: extra large. Perché non accoglie solo i renziani, ma anche i transfughi di Forza Italia come Ciro Varriale o la famiglia Cesaro. Mai pensato di sostenere chi come Fico nel 2019 diceva “mai con De Luca”, denunciava la corruzione di questo sistema e ora vi si allea per una poltrona. Noi lottiamo ogni giorno a fianco delle vittime della camorra, a fianco di chi si è ammalato di tumore perché la sua terra è stata inquinata, a fianco di chi viene sfruttato in nero nelle fabbriche. Come potremmo far votare una coalizione che vede sempre le stesse famiglie Mastella, Cesaro, De Luca.

Che idea si è fatto su Cirielli sostenuto dalla coalizione di governo?

Cirielli è un personaggio di seconda fila, mandato da Roma perché nessuno voleva mettere la faccia su una sconfitta annunciata. La sua povertà di idee è rappresentata dallo slogan elettorale copiato da Trump. Nemmeno l’originalità di dire qualcosa sulla nostra terra. Lo spettacolo pietoso che ha offerto qualche giorno fa, con la Presidente del Consiglio che balla al grido di “chi non salta comunista è”, dice tutto, non vanno oltre il loro fanatismo. Ma poi diciamoci una cosa: avete sentito una e dico una battaglia della destra in Regione in questi ultimi dieci anni? Non credo, perché hanno spartito il potere con De Luca, e così continueranno. Non sono nemmeno in grado di governare”.

La prima cosa che farebbe da presidente della Campania?

Penso che non bisogna rendersi ridicoli: tutti sanno che io non sarò presidente. Quindi è inutile che faccia mirabolanti promesse elettorali. Però è invece probabile che io possa entrare dentro al Consiglio regionale e fare una vera opposizione. E allora sì che per la prima volta i cittadini campani inizieranno a sentire parlare delle schifezze che si fanno lì dentro. Porteremo la loro voce, quella di associazioni, comitati, lavoratori. Ricorderemo agli altri le promesse che hanno fatto e li incalzeremo. Il mio impegno, poi, sarà continuare a fare quello che ho fatto in questi anni: sarò nelle piazze, ai presidi operai, ai picchetti antisfratto, alle manifestazioni e i presidi contro le morti sul lavoro. Chi mi cercherà per chiedermi conto del mio operato non dovrà fare anticamera in qualche stanza a Santa Lucia, saprà sempre dove trovarmi, le mie porte saranno aperte”.

Il Pil regionale e del Sud cresce ed il governo e l’Ue dicono di puntare sul Mezzogiorno. Eppure la disoccupazione è alta e molti vanno via. Come si può invertire la rotta?

L’emigrazione di decine di migliaia di giovani formati? Sapete perché vanno via? Innanzitutto perché sono costretti a lavorare a nero o con contratti precari o con stipendi molto bassi. E di chi è la colpa? Della stessa classe imprenditoriale che centrosinistra e destra coccolano. Quindi il mio primo provvedimento sarebbe il contrasto al lavoro nero: controlli e aumento sanzioni per lavoro nero e non in regola. Si può fare, lo ha fatto l’Emilia Romagna. Poi un aumento dell’occupazione pubblica, andando a potenziare quei settori che oggi sono in sofferenza: enti locali, cura del verde, asili e scuole dell’infanzia. Terzo: nessuna lavoratrice o lavoratore in appalti o subappalti regionali deve guadagnare meno di 10 euro l’ora, serve un salario minimo regionale. Tre provvedimenti e vediamo se i ragazzi emigrano ancora in questa entità”.

La Regione ha competenza esclusiva sulla sanità. Le criticità non mancano. Come interverrebbe? 

La Sanità in Campania è finanziata, la spesa costituisce il 75% circa del bilancio regionale. Ma dove vanno a finire i soldi? Innanzitutto ai privati. Poi in mega ospedali che sono vuote cattedrali nel deserto, buone per gli imprenditori ma non per i pazienti. Quello che si dovrebbe fare: medicina di prossimità, case di comunità e poliambulatori territoriali con riapertura dei vecchi presidi sanitari. Stretta sulle convenzioni col mondo della sanità privata. Questi due elementi innescherebbero già da soli un circolo virtuoso, andando tagliare le liste d’attesa, a migliorare non solo il benessere dei residenti ma anche le condizioni di lavoro di personale medico e paramedico, riducendo il rischio di concorsi deserti, come sempre di più accade. Infine, investimenti in diagnostica preventiva e screening, costano poco e fanno risparmiare tanto. I soldi si trovano già nel settore, basta toglierli dalle tasche degli imprenditori della salute”.

di M.Ola.


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