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In un colpo che potrebbe segnare un punto di svolta nel rapporto tra utenti e giganti tecnologici, Google ha accettato di distruggere dati relativi alla cronologia di navigazione sul web di milioni di utenti. Questo annuncio arriva nell’ambito di un patteggiamento con una class action che accusava Google di tracciare molte persone a loro insaputa.

La causa, avviata nel 2020, ha sollevato il problema dell’inganno degli utenti riguardo alle attività di Chrome quando navigavano in modalità privata. L’accusa sostenne che Google non informava adeguatamente gli utenti sui dati raccolti durante la navigazione in ‘incognito’.

L’accordo raggiunto impone a Google di cancellare i dati raccolti impropriamente per milioni di utenti, di aggiornare le sue comunicazioni sui dati raccolti e di offrire agli utenti la possibilità di disabilitare i cookie da parti terze. Sebbene l’accordo non includa danni per i singoli utenti, concede loro il diritto di richiederli.

Il legale David Boies, che ha rappresentato gli utenti nell’azione legale, ha commentato l’accordo come “un passo storico nel richiedere maggiore onestà e responsabilità da parte delle società tecnologiche”.

L’accordo risolve almeno una grana legale per Google, che si trova ad affrontare una serie di controversie legali. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha accusato l’azienda di monopolizzare la ricerca online e il mercato delle pubblicità sul web, in uno dei più grandi casi antitrust degli ultimi 25 anni.

Il risultato di questa battaglia legale è atteso con ansia non solo nella Silicon Valley, ma anche in tutto il mondo della tecnologia e delle finanze. Una vittoria per Google potrebbe rappresentare un sollievo per altri giganti della tecnologia nel mirino dell’antitrust americano. Al contrario, una sconfitta potrebbe infliggere un duro colpo non solo a Google, ma anche a tutta la Big Tech che da mesi è al centro dell’attenzione di Wall Street e dell’amministrazione Biden.

Questo accordo potrebbe rappresentare un precedente importante nel garantire una maggiore trasparenza e responsabilità da parte delle grandi società tecnologiche nei confronti dei propri utenti. Resta da vedere come questa mossa influenzerà il futuro delle politiche sulla privacy online e il dominio delle Big Tech nel panorama digitale mondiale.

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