Imprese costruzioni

Le conseguenze economiche della crisi sanitaria hanno comportato un rallentamento del processo di terziarizzazione delle attività produttive: nel 2001 le imprese di 3 e più addetti appartenenti ai Servizi (incluso il commercio) costituivano il 58,8% del totale, nel 2011 il 65,6%, nel 2018 raggiungono il 70,4% mentre nel 2021 arretrano al 69,6%.

Anche in termini occupazionali, il peso dei servizi (63,4% nel 2021) risulta più contenuto rispetto al 2018 (64,0%), sebbene continui ad impiegare circa i due terzi degli addetti totali.

E’ quanto emerge dai primi risultati della seconda edizione della Rilevazione multiscopo, che è parte del censimento permanente delle imprese dell’Istat.

Intrattenimento, sport e cultura

A stentare a ritornare ai livelli pre-pandemia in particolare le attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento che tra il 2018 e il 2021 registrano un calo dell’occupazione pari rispettivamente al 10,7% e al 6,2%. Nel complesso i Servizi rilevano una diminuzione del 2,2% delle imprese e un aumento del 2,8% degli addetti.

Industria

Le imprese che operano nell’Industria aumentano invece dell’1,3% e del 5,5% in termini di addetti. Tale dinamica è attribuibile principalmente al comparto delle Costruzioni, interessato a partire dal 2020 dalle politiche di incentivi fiscali (superbonus 110%), che tra il 2018 e il 2021 presenta una crescita importante del numero di unità (+10,2% a fronte del -3,8% registrato dall’Industria in senso stretto) e dei relativi occupati (+18,8% rispetto al +2,4% dell’Industria in senso stretto), arrivando a rappresentare il 12,0% delle imprese e il 7,8% degli addetti (a fronte del 10,7% e del 6,8% registrato nel 2018). Il settore delle Costruzioni inoltre è l’unico in cui si registra un aumento del numero di imprese e dell’occupazione delle aziende micro: +6mila imprese e +38mila addetti.

Il rallentamento del Terziario e l’espansione delle Costruzioni avviene in un contesto in cui la quota di imprese appartenenti all’Industria in senso stretto continua a diminuire (20,7% nel 2011, 18,9% nel 2018, 18,4% nel 2021). Tra il 2018 e il 2021 le imprese diminuiscono del 3,8% (-7mila imprese in valori assoluti).

L’80,9% delle imprese è controllato da una persona o una famiglia

Nel 2022 si conferma tra le imprese italiane la forte presenza di unità controllate da una persona fisica o una famiglia (più di 820mila unità) l’80,9% del totale delle imprese con almeno 3 addetti (nel 2018 era il 75,2%).

Il fenomeno è particolarmente diffuso tra le microimprese (83,3% dei casi) e meno frequente tra le piccole (74,5%), le medie (58,8%) e ancor meno tra le grandi unità (41,6%).
La presenza di imprese familiari è più diffusa tra le imprese manifatturiere (81,2%) – in particolare nei settori tradizionali del tessile, abbigliamento e calzature, nell’alimentare e nel legno – nel comparto delle Costruzioni (82,4%), e nei Servizi tra quelle del commercio (84,4%) e dell’alloggio e ristorazione (87,3%).

La gestione dell’impresa è affidata nella maggior parte dei casi all’imprenditore stesso o a un membro della famiglia proprietaria tuttavia si ricorre a un manager interno o esterno all’impresa soprattutto nelle imprese di medie (10,4% delle unità considerate) e grandi dimensioni (21,3%) Tra il 2016 e il 2022 poco meno di una impresa su 10 dichiara di aver affrontato almeno un passaggio generazionale. Nel caso delle medie e grandi imprese la percentuale sale rispettivamente al 17,8% e 18,9%. Complessivamente il 7,9% delle unità ritiene inoltre di poterlo affrontare tra il 2023 e il 2025, possibilità indicata più frequentemente dalle piccole e medie unità, poco meno di un sesto del totale. Nel passaggio generazionale il ruolo della famiglia proprietaria o controllante si è mantenuto in oltre due terzi dei casi e rafforzato in meno di un quinto.