Tra i quattro grandi paesi dell’area dell’euro, l’Italia e la Germania registrano la quota più alta di imprese vulnerabili (oltre il 9 per cento). Lo afferma la Bce nel Bollettino mensile. In entrambi i paesi si è altresì osservato di recente un aumento notevole di tale quota, che riflette quella, relativamente elevata, delle imprese industriali. Rispetto alla precedente edizione dell’indagine, la quota di imprese vulnerabili è aumentata in misura maggiore tra le grandi imprese rispetto alle pmi.
Secondo la Bce l’aumento della vulnerabilità riscontrata nell’indagine Safe nel secondo e terzo trimestre del 2023, è rimasta relativamente bassa nel settore dei servizi (6%), mentre ha raggiunto livelli più elevati nell’industria (11%), nelle costruzioni (10%) e nel commercio (10%), e la vulnerabilità è aumentata più per le grandi che per le piccole e medie imprese (Pmi).
Sempre nel secondo e terzo trimestre del 2023 l’indice delle dichiarazioni di fallimento nell’Eurozona ha superato i livelli pre-pandemia.
“Vi sono notevoli differenze nella vulnerabilità – si legge dal bollettino – tra settori economici, paesi e in relazione alle caratteristiche delle imprese, quali le dimensioni e l’età. La quota di imprese vulnerabili è aumentata in tutti i settori rispetto all’edizione precedente dell’indagine, sebbene in misure diverse”.
Infine, la quota di imprese vulnerabili è aumentata in misura maggiore tra le grandi imprese rispetto alle Pmi, anche se storicamente le Pmi tendono a essere più fragili dal punto di vista finanziario, osserva la Bce. Inoltre, “di recente, la quota di imprese vulnerabili è cresciuta più tra le imprese giovani rispetto alle più vecchie”.