Imprese. Fiducia. Crescono i prezzi di produzione fiducia lavoro - contratti
Secondo il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere con Anpal, sarebbero circa 531mila i lavoratori ricercati dalle imprese a settembre, ben 7mila in più rispetto ad un anno fa.

Le maggiori difficoltà di reperimento riguarderebbero le imprese del Nord Est (circa il 53,4%), nel Sud e nelle Isole la percentuale si attesterebbe intorno al 43,5%, al Centro al 45,9%, mentre il valore nel Nord Ovest (47,4%) si manterrebbe vicino alla media.

Mancano operai e tecnici specializzati

Tra le figure più difficili da trovare ci sarebbero gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni e gli artigiani, in particolar modo quelli che trattano il legno.
Tra le cause principali, la difficoltà di reperimento di specifici profili deriverebbe – secondo le Aziende – nel 30% circa dei casi dalla “mancanza di candidati” mentre solo il 12% dei casi riguarderebbe la “preparazione inadeguata” degli stessi. In Italia mancano operai specializzati, conduttori di impianti fissi e mobili e professioni tecniche. Quasi introvabili gli attrezzisti, gli operai e gli artigiani che trattano il legno (74,1% con un picco dell’87,7% nel Nord Ovest), gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (73,6%), i meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse e mobili (73,1%) e i fabbri ferrai costruttori di utensili (72%). Risulta complesso anche reclutare i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi, tecnici in campo ingegneristico, tecnici della salute e tecnici della distribuzione commerciale.
Nonostante tra il mese di settembre e quello di novembre 2023 le assunzioni previste risultino in aumento di quasi il 2% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, continua a crescere la difficoltà di reperimento che coinvolge il 48% delle assunzioni programmate dalle imprese, in aumento del 5% rispetto ad un anno fa.

Intanto la forza lavoro ‘precipita’

Quando si descrive il fenomeno delle culle vuote in Italia – ultimo record negativo nel 2022 con 393mila nascite – si guarda non soltanto al presente con un crollo che non conosce inversione di tendenza ma soprattutto al futuro, quando potrebbero esserci notevoli ripercussioni sulla società, a partire dalla crescita economica.
Il calo demografico ha come conseguenza diretta l’invecchiamento della forza lavoro: a luglio 2023 – secondo gli ultimi dati Istat – gli occupati tra i 15 e i 34 anni sono appena 5,3 milioni con un calo di quasi 2,4 milioni (2.366.000 unità) rispetto a luglio 2004, anno di inizio delle serie storiche. Cresce il numero degli over 50: a luglio 2023 circa 9,4 milioni a fronte dei quasi 4,8 milioni del luglio 2004 (+4.559.000 unità). Per la fascia tra i 50 e i 64 anni il tasso di occupazione è balzato dal 42,3% al 63,3%.
Nel nostro Paese vantiamo il primato per le percentuali di ultracinquantenni, ultrasessantenni e anche ultraottantenni ancora al lavoro, ma siamo purtroppo ancora in fondo a qualsiasi classifica per numero di lavoratori.

di Alessandra Romano