Emissioni
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La Commissione Europea ha presentato una nuova roadmap per il clima fissando un importante obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni di gas serra per il 2040. Vediamo nel dettaglio gli scenari allo studio e le implicazioni di una scelta strategica destinata a segnare in maniera decisiva il percorso della UE verso la neutralità climatica.

L’obiettivo per il 2040 e il percorso verso il 2050

La Commissione ha individuato tre possibili scenari per la riduzione delle emissioni al 2040: l’80%, tra l’85% e il 90%, tra il 90% e il 95%. Quest’ultimo è in linea con le raccomandazioni del Comitato Scientifico consultivo europeo sui cambiamenti climatici ed è quello che appare più coerente con la necessità di azzerare le emissioni nette entro il 2050, obiettivo fondamentale fissato dall’Accordo di Parigi.

Un taglio del 90% al 2040 rappresenta un target ambizioso ma necessario per garantire che l’Unione Europea continui ad esercitare un ruolo di leadership nella lotta ai cambiamenti climatici e per assicurare che il riscaldamento globale non superi la soglia critica di 1.5°C fissata a Glasgow. Ciò richiederà uno sforzo coordinato lungo tutta la filiera produttiva e politiche di incentivazione rivolte in particolare ai settori industriali hard to abate.

Le critiche degli ambientalisti

Associazioni ambientaliste come il WWF chiedono all’UE di fissare zero emissioni nette già entro il 2040, in quanto considerano l’obiettivo del 90% troppo debole. Altre associazioni, come l’Ufficio ambientale europeo (EEB), lamentano un’eccessiva enfasi sull’uso di tecnologie non ancora mature per la cattura e lo stoccaggio del carbonio, invocando invece maggiori sforzi sull’efficienza energetica e sulle rinnovabili.

I danni del cambiamento climatico e il costo dell’inazione

Secondo la Commissione, tra il 2020 e il 2030 i danni causati dal riscaldamento globale in Europa ammonteranno a circa 570 miliardi di euro. La Banca Centrale Europea stima che entro fine secolo il PIL dell’UE subirà una contrazione del 7% se non si prenderanno adeguate contromisure. Di qui la necessità di un’azione urgente e ambiziosa che fissi obiettivi climatici certi, per dare chiarezza agli investimenti e ridurre progressivamente la dipendenza dai combustibili fossili.

Le sfide nei settori industriali hard to abate

La riduzione del 90% delle emissioni al 2040 richiederà uno sforzo particolare da parte dei settori industriali maggiormente energivori e dipendenti dai combustibili fossili, come acciaio, cemento, chimica, raffinazione. Sarà indispensabile accelerare su tecnologie innovative come l’idrogeno verde, promuovere nuovi processi di produzione a basso contenuto carbonico e favorire l’economia circolare delle risorse.

Le prospettive dell’idrogeno rinnovabile sono molto promettenti, ma è necessario un intervento pubblico per favorirne diffusione e investimenti, così da ridurre i costi di produzione attualmente superiori all’idrogeno grigio. Anche il sistema europeo per lo scambio di quote di emissione ETS dovrà essere riformato ed esteso a settori come edilizia e trasporti.

Verso la decarbonizzazione integrale dei settori chiave

Per conseguire la neutralità climatica al 2050 sarà cruciale raggiungere la completa decarbonizzazione di comparti quali mobilità, produzione energetica ed edilizia, che da soli rappresentano circa il 75% delle emissioni UE.

Nel settore dei trasporti sarà necessario porre fine alla vendita di veicoli a combustione interna entro il 2035 accelerando lo sviluppo dei veicoli elettrici, promuovendo l’intermodalità e potenziando la mobilità condivisa e dolce.

Sul fronte dell’energia andrà completata la transizione dalle fossili alle fonti rinnovabili, con l’obiettivo di coprire almeno l’80% della domanda elettrica da solare, eolico, idroelettrico ed altre energie pulite.

Infine, nell’edilizia sarà cruciale ristrutturare l’esistente secondo standard NZEB (Near Zero Energy Building) e bandire progressivamente il ricorso ai combustibili fossili per il riscaldamento.

L’agricoltura sostenibile nella strategia climatica europea

Anche il settore zootecnico-agricolo dovrà dare un contributo allo sforzo di decarbonizzazione, seppure la Commissione non abbia voluto fissare target vincolanti. Promuovere pratiche agroecologiche come l’agricoltura di precisione e favorire diete meno intensive di carni e latticini potranno ridurre sensibilmente le emissioni di questo comparto, al tempo stesso rivitalizzando le aree rurali.

L’agricoltura sostenibile rivestirà un ruolo chiave anche come bacino di assorbimento del carbonio, grazie ad una gestione attenta dei terreni, delle superfici forestali e dei pascoli. Saranno incentivate tecniche come l’agrosilvopastoralismo capaci di preservare la biodiversità e contrastare il cambiamento climatico.

Le opportunità della transizione energetica e le sfide della giusta transizione

La decarbonizzazione dell’economia europea rappresenta sì una sfida complessa, ma anche un’importante opportunità per rinnovare il tessuto produttivo, creare nuovi posti di lavoro nelle energie pulite e nell’economia circolare, rafforzare la competitività delle imprese europee sui mercati emergenti delle tecnologie green.

La Commissione stima che gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030 e 2050 possano creare fino a 2 milioni di nuovi posti di lavoro in Europa. Sarà però cruciale promuovere una giusta transizione, tutelando le categorie più colpite dai cambiamenti e agevolando la riconversione dei lavoratori impiegati nei settori destinate a declinare.

Un primo banco di prova sarà rappresentato dal caso tedesco, con la decisione di anticipare allo scorso autunno la chiusura delle centrali a carbone originariamente prevista per il 2038. Gestire la riconversione di intere regioni e migliaia di lavoratori dipenderà dalla capacità di pianificare per tempo nuove attività economiche e addestramento professionale.

La diplomazia climatica e il ruolo guida dell’UE

Tagliando ambiziosamente le emissioni al 2040, l’Unione Europea intende mantenere un ruolo guida nella lotta al surriscaldamento globale, in vista dell’importante appuntamento della COP29 che si terrà a fine 2023 a Dubai.

Dopo aver portato a casa l’accordo di Glasgow con l’obiettivo 1.5°C, per gli Stati membri sarà fondamentale fissare target vincolanti.

di Serena Lena

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