Occupati disoccupati inattivi istat salari

Nel primo anno di crisi da Covid-19 il reddito si è ridotto di quasi il 6% a livello nazionale, più per le donne (-6,7%) che per gli uomini (-5,6%). Lo rileva l’ISTAT che ha diffuso le “Misure del Benessere equo e sostenibile dei territori” sottolineando che “la flessione ha riguardato, senza alcuna eccezione, tutte le province italiane, ma è stata mediamente più contenuta al Nord (-5%) e decisamente più severa al Mezzogiorno (-8%) dove i livelli iniziali erano già decisamente più bassi. Tra i territori con gli arretramenti maggiori si segnalano Trapani (-10,8%), Napoli (-10,4%) e Taranto (-10,0%); al Centro emerge in negativo il trend della provincia di Prato (-11,1%)”.

Occupazione: ripresa a macchia di leopardo

Nel 2021 – si legge ancora – la ripresa del tasso di occupazione della popolazione di 20-64 anni (62,7%, +0,8 punti rispetto al 2020) non porta l’Italia a recuperare pienamente il livello pre-pandemia (ancora -0,8 p.p. sul 2019). Il miglioramento non è uniforme nel territorio e appare più contenuto proprio in quelle province che hanno registrato perdite ingenti partendo da tassi di occupazione più elevati. La maggioranza delle province del Nord, più colpite nella prima ondata pandemica, nel 2021 restano ancora su livelli inferiori al 2019. In province come Padova, Belluno e Bolzano le perdite superano i 3,5 punti; lo stesso avviene, per il Centro, a Massa-Carrara (-4,5 p.p.) e Fermo (-3,9). Invece nel Mezzogiorno le dinamiche territoriali sono più articolate. La maggior parte delle province ha recuperato o superato il livello di occupazione pre-pandemia, con segnali molto positivi a Frosinone (+7,6 p.p.), Enna (+4,9), Lecce e Nuoro (+3,5 p.p.). All’opposto, importanti eccezioni si osservano a Sassari (ancora 4,3 punti in meno), Campobasso (-3,9 p. p.), Brindisi e Siracusa (oltre 2 punti in meno).

Male il Mezzogiorno: Napoli non tiene il passo

Nel 2021 le prime quattro province italiane con i valori più elevati del tasso di occupazione sono Bolzano (75,8%), che conferma la posizione dell’anno precedente, Bologna (74,8%), Cuneo (74,7%), Trieste (74,5%) e Ravenna (74,4%). All’opposto, tutte le province della Calabria, e quasi tutte quelle di Sicilia, Puglia e Campania (ad eccezione di Ragusa, Bari e Avellino) si collocano nella coda della graduatoria nazionale (ultimo quintile). Le più penalizzate sono Caltanissetta (40,8%), Napoli (41,0%), Crotone (41,2%) e Catania (42,5%). Complessivamente il Mezzogiorno, e in particolare il Sud, presenta un’ampia variabilità interna e una distanza molto netta con il Nord: il valore più alto del tasso di occupazione raggiunto al Sud (64,7% a Teramo) è inferiore al valore più basso raggiunto nel Nord-est (66,8% a Rovigo)