Redditometro

Il Redditometro è uno strumento introdotto nel 2010 con l’obiettivo di permettere all’Agenzia delle Entrate di confrontare i redditi dichiarati dai contribuenti con il loro effettivo stile di vita. Nonostante sia stato abrogato nel 2018, il concetto alla base del Redditometro non è nuovo: già nel 1993, con l’introduzione dell’“accertamento sintetico”, il legislatore aveva iniziato a muoversi in questa direzione. Questo strumento attribuiva specifici coefficienti a beni come immobili e vetture, consentendo al fisco di valutare la congruità delle spese sostenute rispetto agli introiti dichiarati.

La riattivazione e l’evoluzione del Redditometro

Dopo la sua abrogazione, il Redditometro è stato riattivato a partire dalla verifica dei redditi del 2016, grazie a un decreto firmato dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. La nuova versione del Redditometro ha subito delle evoluzioni significative rispetto alla precedente, tenendo conto di undici tipologie di nuclei familiari e di cinque diverse aree del Paese. Questo aggiornamento mira a considerare variabili come il costo della vita e le diverse esigenze di spesa di un single rispetto a quelle di un genitore di una famiglia numerosa.

Il funzionamento del Redditometro

Il Redditometro moderno non si limita a considerare solo le entrate correnti, ma include anche i risparmi accumulati nel corso della vita. Questo significa che i contribuenti possono legittimamente utilizzare i propri risparmi per concedersi extra che altrimenti non potrebbero permettersi con il solo reddito annuale. Le spese prese in esame sono desunte dall’indagine annuale sulle spese delle famiglie, parte del Programma statistico nazionale, e sono distribuite su campioni significativi di contribuenti appartenenti a undici tipologie di nuclei familiari nelle cinque aree territoriali del Paese.

Spese conteggiate e diritto di replica

Il Redditometro considera gli acquisti effettuati dal contribuente, dal coniuge e dai familiari a carico, escludendo però quelli legati all’attività di impresa o all’esercizio di arti o professioni. I contribuenti hanno il diritto di dimostrare che le spese sono state finanziate con redditi diversi da quelli posseduti nel periodo d’imposta, o che sono state sostenute da altre persone, come nel caso di regali. Inoltre, è possibile contestare l’ammontare delle spese sostenute e la quota del risparmio utilizzata.

Le recenti polemiche e la sospensione

Recentemente, il governo di Giorgia Meloni ha deciso di sospendere il Redditometro, una decisione presa dopo un confronto con il viceministro dell’Economia Maurizio Leo. Meloni ha spiegato che la sospensione è dovuta alla necessità di ulteriori approfondimenti, sottolineando che l’obiettivo è contrastare l’evasione fiscale senza imporre norme invasive sulle persone comuni. Questa decisione ha ricevuto il plauso di Antonio Tajani, ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, e di Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, che hanno criticato il Redditometro definendolo un’eredità del passato e un errore.

Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha chiarito che il Redditometro è uno strumento residuale, utilizzato solo quando non ci sono altri elementi per ricostruire il reddito di un contribuente. Ruffini ha ribadito che l’accertamento basato sul Redditometro non è mai stato eliminato, ma solo sospeso in attesa di indicatori più attendibili per tutelare i cittadini onesti.

Il Redditometro rimane un argomento controverso nel panorama fiscale italiano. Se da un lato è visto come uno strumento necessario per combattere l’evasione fiscale, dall’altro è percepito come un metodo invasivo che può colpire anche chi non ha nulla da nascondere. La sospensione voluta dal governo Meloni indica la necessità di trovare un equilibrio tra efficacia nella lotta all’evasione e rispetto per la privacy e la libertà dei cittadini.

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