Tra salario minimo e costo del lavoro. Tiene banco in questi giorni il dibattito sul mondo del lavoro visto dalle prospettive degli stakeholders. Da una parte gli imprenditori, dall’altra i lavoratori imputano fattori opposti la disoccupazione e l’inattività, nonché una tassazione insostenibile per le aziende.
Il salario minimo
L’Unione Europea è pronta ad emanare una direttiva per tutti i Paesi membri sul salario minimo, facendo ‘infuriare’ il dibattito.
“Il salario minimo ha vari effetti positivi – ha spiegato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, al Festival dell’Economia di Torino. – il rischio sta nel livello perché se è eccessivo può portare a non occupare persone che potrebbero invece voler lavorare al di sotto di quel livello e che hanno una produttività sostanzialmente in grado di non arrivare a quel livello lì, ma credo non sia una cosa così importante. Quello che è importante è non legare al salario minimo automatismi che poi ci possono costare, per esempio un salario minimo che ha piena indicizzazione ai prezzi al consumo se diventa il modello di riferimento per tutti i salari, tutte le contrattazioni, incorpora direttamente quel meccanismo automatico. Bisogna aumentare la produttività, se cresce anche i salari crescono”.
Scontro in maggioranza
Ma il tema ha riacceso – ancora – anche il dibattito all’interno delle forze di maggioranza. “Il salario minimo per legge non va bene perché è contro la nostra storia culturale di relazione industriali” ha detto così il responsabile per la Funzione pubblica, durante un intervento al Festival dell’Economia di Trento.
“Il salario minimo forse non è nella cultura di alcuni politici” è stata la replica del leader del M5S, Giuseppe Conte. “Se per alcuni politici è normale che si prendano paghe da fame, di 3-4 euro lordi l’ora, allora diciamo che la politica del Movimento 5 Stelle non è questa. Non accetteremo mai fino a quando non approveremo il provvedimento. Queste sono paghe da fame” ha scritto su Twitter l’ex premier.
Il costo del lavoro
Di parere opposto, invece, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che al Festival dell’Economia di Trento ha affermato: “E’ opportuno abbassare il costo del lavoro e mettiamo i soldi in tasca agli italiani. E questo è strutturale, le risorse ci sono. Non fosse altro che questo Paese paga mille miliardi di spesa pubblica”. Poi rivolto al ministro del Lavoro Andrea Orlando: “Noi proponiamo di tagliare le tasse sul lavoro mentre le proposte del ministro non le ho ancora sentite”.