Stellantis Pomigliano

Non c’è pace per gli stabilimenti italiani di Stellantis. Dopo tre anni di crescita, la produzione ha subito una battuta d’arresto significativa. I dati di Fim-Cisl sul primo semestre, presentati questa mattina a Torino, certificano un calo del 25,2 per cento nella produzione complessiva, con un aumento del 35,9 per cento se si considerano solo le autovetture. Le situazioni più gravi sono registrate a Modena (-73,3 per cento), Torino (-63,4 per cento) e Melfi (-57,6 per cento).

Su Mirafiori, il problema è legato al ritardo degli eco-incentivi e ai tempi lunghi per l’avvio delle nuove produzioni. Anche a Maserati Modena pesa la partenza delle nuove produzioni, prevista solo per il 2025. Melfi, inoltre, soffre per la transizione lenta verso cinque nuovi modelli. Anche Cassino chiude in calo del 38,7 per cento, sempre a causa dei tempi lunghi delle nuove produzioni.

La situazione a Pomigliano

L’unica nota leggermente positiva viene dallo stabilimento di Pomigliano, che segna un incremento del 3,5 per cento. Questo risultato è principalmente dovuto alla conferma della produzione della Fiat Panda fino al 2029. Nonostante il leggero miglioramento, la situazione generale degli stabilimenti italiani di Stellantis resta preoccupante e richiede interventi urgenti.

Dichiarazioni del segretario generale di Fim-Cisl

“La situazione produttiva che abbiamo rilevato nel primo semestre dell’anno evidenzia un peggioramento dei volumi produttivi e una crescita del ricorso agli ammortizzatori sociali. Diventa ancora più urgente la convocazione immediata a Palazzo Chigi con l’obiettivo di definire tutti gli impegni necessari per garantire volumi, occupazione e prospettive per il rilancio del settore”, ha affermato il segretario generale di Fim-Cisl, Ferdinando Uliano.

“È indispensabile che si raggiunga l’obiettivo di costruire un accordo di sviluppo con Stellantis e tutti gli attori del settore automotive italiano per l’aumento dei livelli produttivi negli stabilimenti italiani, il consolidamento dei centri di ingegneria, maggiori investimenti sui modelli innovativi, la riqualificazione delle competenze dei lavoratori e il sostegno alla riconversione della filiera della componentistica. La discussione che stiamo facendo negli ultimi giorni, analizzando la situazione e le prospettive di ciascun sito produttivo ed ente, deve trovare risposte positive e concrete ed essere parte integrante dell’accordo che dovrà essere definito con il governo per ottenere il massimo delle garanzie, per il quale bisogna utilizzare le risorse per la reindustrializzazione indispensabili per evitare l’impatto negativo su oltre 75 mila lavoratori nel comparto a seguito del cambio delle motorizzazioni. Senza un piano preciso e condiviso per la transizione industriale attivabile immediatamente, il rischio licenziamento e desertificazione industriale diventa certezza”, ha concluso.

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