Parco Nazionale del Vesuvio - sentiero

Il prossimo aprile Parco nazionale del Cilento e Parco nazionale del Vesuvio celebreranno il primo compleanno. Compiranno un anno le proroghe alla presidenza dei due parchi di Tommaso Pellegrino e Agostino Casillo. Tra le oltre 350 nomine governative bloccate non solo dalla pandema, ma anche dalla complessa fase politica, spiccano infatti quelle relative agli enti pubblici. Un dossier della Camera in gennaio ha fotografato una per una le 31 poltrone dalla posizione apicale, messe in stand-by, e per le quali non risulta ancora avviata alcuna procedura di rinnovo tra cui le presidenze dei due parchi campani.

Il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Il caso di Tommaso Pellegrino, 49 anni, ex deputato dei Verdi, poi sindaco Pd e infine consigliere regionale eletto nelle liste di Italia Viva con De Luca è emblematico. Nominato nell’aprile 2016, quando è sindaco di Sassano, comune alle pendici del Monte Cervati, dopo cinque anni il suo incarico scade. È il 26 aprile 2021 e il Governo ha decretato la proroga di tutte le cariche a causa dell’emergenza pandemica. Nel frattempo però Pellegrino ha esaurito la sua esperienza da sindaco e si è candidato alla Regione. Centra l’elezione con 34 mila preferenze e trionfante, una settimana dopo, dichiara al Mattino: «Pur non essendoci nessuna incompatibilità formale è ovvio che, concordando tutto con il ministro Costa, rassegnerò con serenità le dimissioni da Presidente del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni». Sono passati dieci mesi, il ministero ha fatto in tempo a cambiare nome – da ministero dell’Ambiente e della tutela del mare a ministero della Transizione ecologica – e persino ministro – da Costa a Cingolani -, ma Pellegrino è ancora saldamente ancorato alla poltrona mentre le iniziative del Parco del Cilento.

Il Parco del Vesuvio
Il Parco del Vesuvio

Il Parco nazionale del Vesuvio

Diametralmente opposto è il caso di Agostino Casillo. Nominato per succedere a Ugo Leone, storico presidente del Parco nazionale del Vesuvio, anche Casillo, 39 anni, arriva alla presidenza nell’aprile del 2016. All’epoca è semplice consigliere comunale di opposizione a San Giuseppe Vesuviano in area Pd. Un anno dopo si dimette dall’incarico di consigliere per dedicarsi unicamente al rilancio dell’ente. Sottopone il Parco del Vesuvio a un restyling, in primo luogo dal punto di vista dell’immagine. Appare in tv per raccontare i sentieri, ne fa pubblicare una guida aggiornata, e crea sinergie, come quella con il Pomigliano Jazz, capaci di portare la musica live sul Vesuvio. Continua a dedicarsi alla guida del parco, ma certo una posizione in bilico non lo rassicura.

L’orientamento del ministero

In entrambi i casi il pallino è nelle mani del ministero. L’iter per la nomina della presidenza prevede che il ministro Roberto Cingolani proponga alla Regione una terna di nomi di alto profilo e con spiccate sensibilità ambientali tra cui scegliere un nuovo presidente. O in alternativa darne conferma. La Regione dal canto suo ne prende atto e non ha più un potere di scelta, come in passato. In caso di disaccordo quest’ultima resta al ministro, una volta sentito il parere delle Commissioni competenti di Camera e Senato. Al momento però il MiTe sembra avere sul tavolo così tanti temi e problemi ben più gravi da risolvere, non ultimo il caro bollete e il nucleare di ultima generazione, da non avere neppure in programma l’avvio delle procedure di nomina. A riguardo Casillo sembra senz’altro in vantaggio per un’eventuale riconferma rispetto a Pellegrino.

Ruolo strategico per l’economia campana

La sensazione di instabilità che avvolge due delle caselle più importanti tra i parchi regionali della Campania si riflette ad ogni modo nello scacchiere del rilancio delle economie regionali legate ai temi ambientali e del turismo. Promozione di nuove iniziative, europrogettazione, gestione di aree complesse come quelle del Vesuvio e del Cilento, Alburni e Vallo di Diano non possono attendere a lungo lo sviluppo delle crisi nazionali, e Regione e comuni dovrebbero accorgersene. Al momento invece, gli unici a protestare pubblicamente contro i ritardi nell’agenda del governo sull’European Green Deal sono gli ambientalisti.