I ministri europei riuniti al Consiglio Ue Ecofin hanno dato il loro assenso alla nuova direttiva sulle “case green”, confermando l’accordo raggiunto con l’Eurocamera lo scorso dicembre. L’obiettivo ambizioso è quello di rendere il parco immobiliare dell’Unione Europea a emissioni zero entro il 2050. Tuttavia, il percorso verso questa meta si annuncia pieno di sfide e controversie.
La decisione di oggi ha visto Italia e Ungheria votare contro l’intesa, mentre Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute, rivelando una divisione tra gli Stati membri riguardo a questa importante direttiva.
L’Italia pone la questione economico-finanziaria: “Chi paga?”
Il ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, ha espresso la posizione contraria dell’Italia riguardo alla direttiva sulle “case green”, evidenziando la questione cruciale del finanziamento. “Abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, si è concluso l’iter. Il tema è chi paga. Abbiamo esperienze purtroppo note in Italia”, ha dichiarato Giorgetti, sottolineando che, nonostante l’ambizione e la bellezza della direttiva, rimane fondamentale comprendere chi si farà carico dei costi.
La preoccupazione principale riguarda la ripartizione delle spese necessarie per rendere le abitazioni europee più sostenibili. Giorgetti ha fatto riferimento ad esperienze passate in Italia, dove solo pochi privilegiati hanno potuto ristrutturare le proprie case grazie ai finanziamenti pubblici (come nel caso del Superbonus, ndr), a spese di tutti gli altri contribuenti.
La direttiva e gli obiettivi
La direttiva propone vincoli ferrei e, a partire dal 2040, imporrà il divieto di utilizzare caldaie a gas nelle nuove costruzioni. Tuttavia, resta da risolvere il nodo cruciale del finanziamento e della distribuzione equa dei costi tra i cittadini.
L’approvazione della direttiva rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro il cambiamento climatico e nell’adozione di pratiche più sostenibili nel settore edilizio. Resta evidente che saranno necessarie ulteriori discussioni e azioni concrete per garantire che questa transizione sia equa ed efficace per tutti i cittadini europei.
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