Anac

Con la delibera n. 221 del 28 maggio 2025, l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) ha offerto un chiarimento rilevante in materia di procedure di affidamento degli appalti pubblici, stabilendo che ogni modifica sostanziale della documentazione di gara, tale da incidere sui requisiti di partecipazione e ampliare la platea dei possibili concorrenti, impone l’applicazione del principio del contrarius actus. In base a tale principio, le stesse forme di pubblicità osservate per il bando originario devono essere rispettate anche in caso di modifica della lex specialis.

Il caso esaminato riguarda la procedura di affidamento in concessione per la progettazione, costruzione e gestione economico-funzionale di un impianto di cremazione nel Comune di Terni, per un importo a base di gara di 2.870.366 euro. A seguito di modifiche significative apportate ai requisiti di partecipazione, l’Autorità ha ritenuto che la stazione appaltante fosse tenuta alla ripubblicazione degli atti di gara e alla riapertura dei termini per la presentazione delle offerte.

Secondo ANAC, la mera proroga del termine finale non è sufficiente: la riapertura deve intendersi estensiva anche agli altri termini previsti dalla lex specialis, in modo da garantire parità di trattamento e trasparenza a tutti i potenziali operatori economici.

Il parere è formulato in sede di precontenzioso, ma rappresenta un chiaro indirizzo interpretativo per le stazioni appaltanti. L’operato della stazione appaltante, nel caso specifico, è stato ritenuto non conforme alla normativa di settore, con particolare riferimento al Codice dei Contratti Pubblici.

L’Autorità ha pertanto invitato l’amministrazione ad attivarsi in autotutela, disponendo la riapertura dei termini di gara per effetto delle rettifiche apportate agli atti. In caso di mancato adeguamento, l’ente procedente dovrà adottare entro quindici giorni un provvedimento motivato, da trasmettere sia alle parti interessate sia all’Autorità stessa, come previsto dalla normativa vigente.

Questa pronuncia si inserisce in un contesto più ampio di vigilanza sull’equità delle procedure di gara, sottolineando l’importanza di garantire trasparenza, concorrenza effettiva e parità di accesso agli appalti pubblici, anche a fronte di modifiche successive al bando originario.


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