L’Assegno di Inclusione (AdI), il nuovo reddito di cittadinanza destinato ai non occupabili, ha visto una significativa riduzione delle domande respinte grazie ai maggiori controlli introdotti. Questo strumento, destinato ai nuclei familiari con minori, disabili, anziani e persone svantaggiate, ha registrato una buona risposta da parte dei beneficiari.
Secondo quanto riportato dall’INPS, le domande pervenute per l’AdI sono state poco più di 1,2 milioni tra dicembre e gennaio, ma solo meno della metà, circa 590.000, hanno ottenuto l’approvazione. Questo dimostra l’efficacia dei controlli effettuati in fase di istruttoria, che consentono di verificare preventivamente i requisiti dei richiedenti.
Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha sottolineato che rispetto al vecchio reddito di cittadinanza, le verifiche sui requisiti dei richiedenti vengono eseguite in modo più rigoroso, prima di concedere il pagamento dell’assegno.
L’Importanza dei limiti
Una delle criticità del reddito di cittadinanza precedente è stata la mancanza di controlli adeguati, che ha permesso a persone non idonee di ricevere il beneficio. Tuttavia, con l’AdI, sono stati introdotti meccanismi di controllo più stringenti..
Risparmio per le casse dello Stato
Attualmente, la spesa per l’AdI ammonta a circa 330 milioni di euro al mese, per un totale di circa 984 milioni di euro impegnati finora. Rispetto al vecchio reddito di cittadinanza, che in alcuni mesi ha raggiunto picchi di 600 milioni di euro, si registra un evidente risparmio.
Le domande respinte per l’AdI sono attualmente più di 385.000, mentre al 26 marzo risultavano 49.532 pratiche in lavorazione. Nonostante ciò, il tasso di occupazione è in aumento, raggiungendo il 61,9% a febbraio.
Supporto e obblighi per i beneficiari
Oltre all’AdI, è stato attivato anche l’assegno per il Supporto per la Formazione e il Lavoro, che vale 350 euro al mese. Anche se ha registrato un numero significativo di domande respinte, questa misura ha contribuito a stimolare l’occupazione, con un aumento dei dipendenti permanenti.
I beneficiari dell’AdI sono tenuti a rispettare obblighi precisi, come presentarsi davanti agli operatori dei servizi sociali entro 120 giorni dalla sottoscrizione del Patto di Attivazione Digitale. Chi non risponde all’appello rischia la sospensione dell’assegno.
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