Prima il Nord - Autonomia differenziata

La nomina del leghista Calderoli a ministro della Autonomie regionali aveva fatto storcere il naso a diversi governatori del Sud ed ora il tema entra pienamente nel dibattito politico. Il timore è che le Autonomie possano favorire le regioni più ricche e l’attenzione è molto alta. Ad attaccare è il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca: “Chiediamo il ritiro del disegno di legge per l’autonomia differenziata presentato dal ministro Calderoli. Si rischia l’esautoramento totale delle competenze del Parlamento, del Ministero dell’Economia e della Conferenza delle Regioni riducendo tutto ad un rapporto a due tra presidente del Consiglio e presidente della Regione”.

Ma non solo. Sotto la lente d’ingrandimento di Palazzo Santa Lucia vi è anche la definizione dei Lep e l’idea di comprendere nell’ambito delle autonomie la materia che riguarda il personale sanitario, scolastico e previdenziale. “Nell’idea di qualche presidente di Regione del Nord – attacca De Luca – c’è l’ipotesi di stipulare contratti integrativi regionali. È evidente che un’ipotesi del genere falsa completamente il mercato del lavoro e attiva un altro flusso di mobilità dal Sud al Nord. Questo rompe l’unità nazionale e accentua in maniera drammatica il divario fra Sud e Nord”.

La strigliata finale di De Luca è a tutti i parlamentari meridionali di ogni colore affinché in Parlamento si facciano sentire per difendere gli interessi del Sud nonché anche al presidente Meloni che più volte, anche a Napoli in chiusura di campagna elettorale, ha parlato di unità nazionale.

Non si è fatta attendere la risposta al governatore campano da parte del ministro Calderoli: “Ringrazio dell’interesse manifestato sull’autonomia differenziata da parte del governatore campano Vincenzo De Luca e dei tanti, parlamentari o sindacati, che stanno chiedendo il ritiro di una proposta, la mia proposta, che non essendo mai stata presentata da nessuna parte non si vede come possa essere ritirata. Quello che ho messo sul tavolo è una bozza per iniziare a confrontarci e a lavorare. Auspico che la versione definitiva di questo testo possa essere scritta con il contributo di tutte le Regioni”. Ma il timore che ci possano essere favoriti e svantaggiati aleggia anche tra i giuristi. Sul tema a lanciare l’allarme, come riporta “Repubblica,” è anche Michele Oricchio, presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti della Campania, secondo il quale “l’autonomia differenziata potrebbe favorire le regioni più ricche oltre ad essere una riforma inattuabile in un Paese come il nostro che ha un debito pubblico altissimo”.

Una questione che nasce dal 2017 quando Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna hanno avviato il processo di autonomia come prevede il terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione. Il terzo comma fu introdotto con la riforma della Costituzione del 2001 e riguarda il Titolo V. Dal punto di vista delle procedure, la concessione dell’autonomia deve essere approvata da una “legge rinforzata” e che deve essere votata dalle Camere a maggioranza assoluta. Il nodo è come verranno assegnate le risorse che corrisponderanno alle nuove competenze delle regioni autonome. Il tema è solo all’inizio e lo scontro politico è già iniziato.

di M. Alt.