Christine Lagarde, bce - aumento dei tassi

La Bce frena sulla direttiva europea “Case green” che il prossimo 9 febbraio sarà sottoposta al voto dell’Europarlamento. Preoccupazioni e rischi di squilibrio tra gli Stati membri mettono ora in discussione un provvedimento che sembrava viaggiare con il vento in poppa nelle stanze della Commissione.

A non convincere, infatti, è il differente punto di partenza dei diversi Paesi. Abitazioni vetuste contro moderni edifici e situazioni economiche ancora troppo distanti potrebbero incidere notevolmente sull’attuazione della misura.

Tra i Paesi che più hanno mostrato perplessità in merito all’attuazione della direttiva c’è proprio l’Italia. Giorgia Meloni prima e il ministro Fitto dopo hanno dichiarato più volte l’impossibilità di un’attuazione – entro il 2033 – delle misure di efficientamento energetiche richieste dall’Unione Europea, anche se non ancora passate attraverso il voto del parlamento.

Ciò che spaventa l’Italia è che circa il 70% dei cittadini possiede un immobile ma non tutti hanno le stesse possibilità di spesa. Ed i conti in previsione confermano i timori. Secondo i dati Enea, col super bonus 110% sono stati effettuati 359440 interventi per una spesa di 62,5 miliardi di euro. Se dovesse passare la direttiva gli immobili italiani da sistemare sarebbero 9milioni e servirebbero oltre 1500 miliardi di euro. Si tratta di una cifra esorbitante; uno sforzo economico che non può pesare interamente sulle famiglie. Non a caso, il ministro Raffaele Fitto ha invocato l’attuazione di un piano di finanziamento europeo per la messa a norma degli edifici entro la data stabilita.

Una misura che al momento sembra, però, essere stata rimandata. Se ne discuterà nel prossimo mese di febbraio presso l’Europarlamento. In quell’occasione, le parole della presidente della Bce, Lagarde, peseranno non poco sulle decisioni assunte nell’emiciclo.

La nuova tempistica e l’armonizzazione delle ‘etichette’

I tempi, adesso, sembrano dilatarsi: per mettere in atto «l’armonizzazione» del sistema di etichette energetiche tra Stati membri, invocata dalla Bce, ci vorrà ben più di qualche mese. Non è un mistero quanto sia difficile «armonizzare» certi criteri scelti singolarmente dai Paesi. Può essere ancora più difficile in un’Europa in cui il livello di partenza per l’ efficienza degli immobili in Svezia e Olanda non è certo quello di Italia e Spagna, Paesi con un patrimonio storico sostanzioso chiamati a ristrutturare due immobili su tre. Secondo la direttiva dell’Unione Europea, entro il 2030 chiunque ha o acquista un’abitazione in classe G o F sarà costretto a ristrutturarla per portarla almeno nella classe E, mentre tre anni più tardi, la classe di riferimento sarà la classe D.