Prostituzione Istat Codice Ateco

A partire dal 1° aprile 2025, anche le attività legate alla prostituzione e ai servizi di escort sono ufficialmente inquadrate nella classificazione Ateco, il sistema utilizzato per identificare in modo univoco le attività economiche di imprese e professionisti. La novità è contenuta nella nuova classificazione Ateco 2025 messa a punto dall’Istat, entrata in vigore formalmente a gennaio ma operativa dal mese di aprile.

Il riferimento normativo si trova all’interno della Divisione 96 – che, come indicato dallo stesso Istat nel comunicato ufficiale pubblicato a dicembre, è stata completamente ristrutturata con nuovi gruppi e nuove classi – e in particolare nel codice 96.99.92, che si riferisce a “Servizi di incontro ed eventi simili”.

La descrizione della voce comprende un ampio spettro di attività connesse alla vita sociale e relazionale, tra cui figurano espressamente: “attività di accompagnatori e accompagnatrici (escort), agenzie di incontro e agenzie matrimoniali, fornitura o organizzazione di servizi sessuali, organizzazione di eventi di prostituzione o gestione di locali di prostituzione, organizzazione di incontri e attività di speed networking”.

L’adozione di un codice Ateco per queste attività non implica automaticamente una legalizzazione della prostituzione, ma rappresenta un riconoscimento formale e statistico dell’esistenza di un comparto economico che opera, seppur in modo controverso, nel tessuto sociale e commerciale del Paese. È una scelta tecnica e classificatoria, che consente anche alle amministrazioni fiscali, previdenziali e statistiche di avere un riferimento univoco in sede di registrazione e monitoraggio.

Il codice Ateco, infatti, è uno strumento fondamentale per identificare l’attività esercitata, ed è richiesto per molteplici finalità, dalla partita IVA alla compilazione dei modelli fiscali, dall’iscrizione in Camera di Commercio fino all’accesso a fondi o agevolazioni pubbliche. Con questa introduzione, anche un settore spesso relegato all’informalità o all’ambiguità normativa ottiene una codifica ufficiale, aprendo inevitabilmente un dibattito sul futuro di queste professioni nel quadro normativo italiano.


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