Roberto Fico non si sbilancia, non cerca titoli, né investiture anticipate. Eppure, nel vuoto aperto dalla pronuncia della Corte costituzionale che ha escluso un terzo mandato per Vincenzo De Luca, la sua figura si staglia sempre più chiaramente come quella del possibile federatore del centrosinistra in Campania. La parola d’ordine è non sbilanciarsi.
A margine di un evento politico tenutosi a Napoli, dove ha dialogato con il commissario del PD in Campania Antonio Misiani e con il sindaco Gaetano Manfredi, Fico ha ribadito con coerenza una linea già espressa da mesi: “Non è il momento dei nomi, è il momento dei programmi”. Un approccio politico che sembra voler segnare una discontinuità tanto rispetto alla stagione di De Luca — dominata dalla personalizzazione del potere — quanto rispetto a una politica spesso chiusa nelle logiche di partito.
Il modello Napoli come base di partenza
Non è un caso che Fico abbia più volte citato l’esperienza amministrativa in corso nel capoluogo campano come un esempio virtuoso: “Il lavoro che stiamo facendo a Napoli è importante, è un lavoro che sta funzionando ed è il lavoro di una coalizione unita con progressisti, riformisti e civici. È molto importante replicare questo modello anche in Regione”. Una visione condivisa anche da Manfredi, che considera proprio la sinergia tra forze diverse la chiave per costruire una proposta vincente.
Il centro del discorso resta il programma
Fico parla di partecipazione, di scrittura collettiva di un progetto per il governo della Regione, e chiarisce che ogni discussione sui nomi — lui compreso — dovrà arrivare dopo, non prima. Una posizione che, se da un lato riflette prudenza e rigore istituzionale, dall’altro non può essere letta come una semplice ritirata tattica. Al contrario: proprio questo profilo sobrio e orientato ai contenuti sembra essere oggi il tratto più ricercato per guidare una fase nuova. Una fase che dovrà gestire la transizione dal decennio di De Luca e dimostrare che l’alternativa non è solo anagrafica, ma anche culturale.
De Luca: presenza ingombrante, contributo necessario?
Quanto al ruolo del governatore uscente, Fico non si sottrae: “L’importante è che rimaniamo sui temi”. Un modo per non negare il valore dell’esperienza amministrativa maturata, ma allo stesso tempo per mettere in chiaro che non saranno i personalismi a dettare la linea. Saranno i contenuti, e la capacità di portarli avanti insieme.
Un campo largo che può (e deve) crescere
L’aspirazione, dice Fico, è costruire “una grande coalizione e un grande programma per la Campania”. E se il metodo sarà davvero quello del Patto per Napoli, allora il centrosinistra potrebbe avere un’occasione storica: uscire dalla logica dei leader carismatici e fondare la sua proposta su una visione che rappresenti una nuova partenza per il centrosinistra campano reduce da un decennio di “delucacentrismo”.
In attesa che i nomi vengano fuori, le idee sono già sul tavolo. E in questo gioco, il silenzio strategico di Roberto Fico vale più di mille slogan.
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