La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 195, ha riaffermato la centralità del diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Intervenendo su un ricorso presentato dalla Regione Campania riguardante la legge di bilancio, la Consulta ha sottolineato che, in un contesto di risorse scarse, le spese funzionali a garantire tale diritto fondamentale devono avere una priorità assoluta rispetto alle altre spese indistinte.
La decisione, che nasce in un quadro di vincoli di bilancio dettati anche dalle normative europee, chiarisce che il contenimento della spesa pubblica non può andare a discapito delle esigenze imprescindibili di tutela della salute, soprattutto quando si tratta di garantire un accesso equo e universale ai servizi sanitari. La Corte ha posto l’accento sulla protezione delle fasce più deboli della popolazione, che non hanno la possibilità di sostenere le spese sanitarie direttamente, il cosiddetto sistema “out of pocket”.
Secondo i giudici costituzionali, il diritto alla salute rappresenta un pilastro fondamentale del nostro ordinamento, che richiede risposte concrete anche nei momenti di difficoltà economica. La Consulta ha evidenziato come ogni intervento di razionalizzazione della spesa debba considerare prioritariamente la salvaguardia di questo diritto, essenziale per garantire il benessere e la dignità delle persone.
Il pronunciamento rappresenta un monito chiaro per le amministrazioni pubbliche e per il legislatore: la razionalizzazione dei conti pubblici non deve mai comprimere i diritti fondamentali, ma piuttosto orientarsi verso una revisione delle spese che non impattino direttamente su questi ambiti. La sentenza offre, inoltre, una chiave interpretativa importante per bilanciare esigenze economiche e obblighi costituzionali, mettendo al centro i bisogni dei cittadini più vulnerabili.
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