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La riforma del premierato, promossa dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, torna al centro del dibattito politico e istituzionale italiano. L’obiettivo dichiarato dalla leader di Fratelli d’Italia è quello di rafforzare la stabilità del governo e garantire ai cittadini il diritto di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio.

“La riforma del premierato che intanto procede in Parlamento io la considero fondamentale per l’Italia perché fa due cose essenziali: restituisce ai cittadini il pieno potere di scegliere da chi vogliono essere governati e garantisce che chi viene scelto abbia il tempo per realizzare il mandato che ha ricevuto”. Così sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

“Così – sottolinea – sarà finalmente possibile dare continuità alle strategie di lungo periodo e costruire un’Italia più forte, più autorevole, più competitiva”. “Non è – ribadisce – una riforma che stiamo facendo per questo governo ma per i governi che verranno”.

“Un’Italia più solida – ha aggiunto la premier – ha bisogno di istituzioni stabili e di governi che possano lavorare con il tempo e la forza necessari a dare risposte concrete alla nazione. Noi intanto andremo avanti con serietà e determinazione perché è quello che gli italiani ci chiedono e soprattutto che gli italiani meritano”.

Come cambierebbe la Costituzione

La Costituzione italiana, nella sua forma attuale, prevede che i cittadini eleggano il Parlamento, il quale poi esprime una maggioranza che sostiene un governo, guidato da un Presidente del Consiglio nominato dal Presidente della Repubblica. La riforma punta a ribaltare questo meccanismo, introducendo l’elezione diretta del premier, che riceverebbe così un mandato popolare diretto.

Uno degli elementi chiave della proposta è l’introduzione del limite di due mandati per il Presidente del Consiglio, un principio volto a evitare che un solo leader rimanga in carica per periodi eccessivamente lunghi, garantendo il ricambio politico.

Un altro aspetto fondamentale riguarda la nomina e la revoca dei ministri, che sarebbero affidate al Presidente della Repubblica, ma su proposta del premier eletto. L’obiettivo, secondo l’esecutivo, è quello di rafforzare il ruolo del Quirinale come arbitro neutrale, mantenendo però una coerenza nell’azione di governo.

Infine, la riforma prevede l’abolizione del semestre bianco, consentendo al Presidente della Repubblica di sciogliere le Camere in qualsiasi momento in circostanze eccezionali, eliminando il vincolo che attualmente impedisce lo scioglimento nei sei mesi precedenti alla fine del mandato presidenziale.

L’iter della riforma: le sfide in Parlamento

Essendo una riforma costituzionale, il disegno di legge deve seguire un iter più complesso rispetto a una legge ordinaria. Dopo il via libera in prima lettura al Senato, la proposta dovrà essere approvata con una doppia votazione da entrambe le Camere, con un intervallo di almeno tre mesi tra le due votazioni.

Se la riforma venisse approvata con una maggioranza dei due terzi in entrambe le Camere, entrerebbe in vigore senza necessità di un referendum confermativo. Tuttavia, se l’approvazione avvenisse con una maggioranza inferiore ai due terzi, la riforma dovrà essere sottoposta a referendum popolare, un passaggio che potrebbe trasformarsi in un vero e proprio banco di prova politico per il governo Meloni.

Le opposizioni si sono mostrate fortemente critiche nei confronti della riforma, presentando quasi tremila emendamenti nel corso del dibattito parlamentare. Il principale punto di scontro riguarda la legge elettorale, che dovrà essere adattata alla nuova forma di governo per garantire una maggioranza stabile al premier eletto.

Il cammino della riforma del premierato è dunque ancora lungo e incerto, ma il governo Meloni sembra determinato ad andare avanti con serietà e determinazione, come ribadito dalla stessa presidente del Consiglio.


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