Il Governo, nella prossima manovra, ha previsto un aumento di spesa per la Sanità. Il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale è incrementato di 3 miliardi per il 2024, 4 miliardi per il 2025 e 4,2 miliardi a decorrere dal 2026. Lo prevede un articolo della bozza della manovra. Lo scorso 17 ottobre in Commissione Affari sociali del Senato, il ministro Orazio Schillaci aveva parlato di “3,3 miliardi per un totale incremento nell’anno di 5,6 miliardi”. In tale cifra sono però compresi 300 mln destinati alla Sicilia per il 2023, con il dl che precede la manovra, a titolo di “concorso all’onere derivante dall’innalzamento della quota di compartecipazione regionale alla spesa sanitaria”.
250 milioni in due anni per aggiornare i Lea
Per consentire l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), è confermata una quota pari a 50 milioni di euro per l’anno 2024 e una quota pari a 200 milioni di euro a decorrere dall’anno 2025, a valere sul livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard. Lo prevede una articolo della bozza della manovra. Inoltre, è confermato l’incremento di spesa di 250 milioni di euro per l’anno 2025 e di 350 milioni di euro a decorrere dall’anno 2026, a valere sul finanziamento del Servizio sanitario nazionale, “al fine di supportare ulteriormente l’implementazione degli standard organizzativi, quantitativi, qualitativi e tecnologici ulteriori rispetto a quelli previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per il potenziamento dell’assistenza territoriale, con riferimento ai maggiori oneri per la spesa di personale dipendente e per quello convenzionato”.
Aggiornato il tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni sanitarie dai privati al fine di garantire le prestazioni dei Livelli essenziali di assistenza (Lea): previsto un incremento di spesa dell’1% per il 2024, del 3% per il 2025 e del 4% per il 2026. Lo prevede la bozza della manovra. “Al fine di concorrere all’ordinata erogazione dei Lea – si legge – il limite di spesa è rideterminato nel valore della spesa consuntivata nell’anno 2011 incrementata di 1 punto percentuale per il 2024, 3 punti per il 2025 e 4 punti dal 2026, fermo restando il rispetto dell’equilibrio economico e finanziario del servizio sanitario regionale”.
Confermato l’aumento della tariffa oraria fino a 60 euro lordi per gli infermieri e personale del comparto sanità e fino a 100 euro per i medici del Servizio sanitario nazionale per le prestazioni aggiuntive destinate a far fronte alla carenza di personale sanitario, a ridurre le liste d’attesa e il ricorso alle esternalizzazioni. Lo prevede un articolo della bozza della manovra. L’autorizzazione agli incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive, si legge, si applica fino al 31 dicembre 2026 ed “è estesa, dal 2024 al 2026, a tutte le prestazioni aggiuntive svolte dal personale medico”. E’ autorizzata, per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026, la spesa di 200 milioni di euro per il personale medico e di 80 milioni di euro per il personale sanitario del comparto.
Gimbe: misure insufficienti
Sulle liste di attesa, le misure in manovra “sono insufficienti: servono coraggiose riforme”. Lo afferma la Fondazione Gimbe, che ha effettuato un’analisi indipendente sui finanziamenti per la sanità.
“Riguardo l’abbattimento delle liste di attesa – sottolinea il presidente Nino Cartabellotta – la Manovra propone misure per risolvere i sintomi, senza curare la malattia, che appaiono insufficienti per tre ragioni.
Innanzitutto, al di là delle dichiarazioni d’intenti, non s’intravedono coraggiose riforme per monitorare e ridurre l’inappropriatezza delle prescrizioni mediche. In secondo luogo, si potenzia l’offerta con interventi dove il ‘collo di bottiglia’ sono sempre i professionisti sanitari: rifinanziamento dei Piani Operativi Regionali per il recupero delle liste di attesa, incentivi economici a medici e infermieri già allo stremo per carenza degli organici e peggioramento delle condizioni lavorative, innalzamento del tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni dal privato”.
Infine, conclude, “non c’è alcun richiamo all’inderogabile aggiornamento del Piano Nazionale Governo Liste di Attesa, scaduto nel 2021”.