Giorgia Meloni premier

Il risultato uscito dalle urne il 25 settembre scorso ha dato piena maggioranza al centrodestra con particolare forza a Giorgia Meloni. Dopo 14 anni il governo sarà di nuovo espressione delle scelte degli italiani e non di una coalizione nata in parlamento. L’ultima esperienza fu sempre di centrodestra ma a guida Berlusconi. Ora bisogna correre per formare il nuovo esecutivo perché ci sono tante emergenze da affrontare, a partire dalle bollette, oltre a dover definire la legge di bilancio entro la fine dell’anno. L’obiettivo è avere un governo in carica a novembre e quindi in tempi più celeri rispetto alla lunga attesa post elezioni del 2018.

L’ombra del premier uscente

Senza dubbio sarà ancora Draghi a rappresentare l’Italia nel vertice dei Capi di Stato e di governo dell’Ue venerdì 7 ottobre. Ecco quali sono i tempi. Il 13 ottobre si riuniranno le Camere. Secondo la Costituzione, infatti, i nuovi eletti devono riunirsi entro 20 giorni dallo svolgimento delle elezioni, ovvero entro il 15 ottobre. Le prime riunioni saranno dedicate all’elezioni dei presidenti dei due rami del parlamento. Subito dopo cominceranno le consultazioni del Presidente Mattarella, che partiranno proprio dalla seconda e dalla terza carica dello Stato. Considerato il risultato uscito dalle urne, dopo pochi giorni il Capo dello Stato potrebbe già chiamare la Meloni a formare il nuovo governo. Come da tradizione, la persona incaricata accetterà “con riserva” e avvierà le trattative con gli alleati sugli incarichi ministeriali e sul programma. Una volta sciolta la riserva, il nuovo governo presterà giuramento nelle mani del presidente della Repubblica. E, subito dopo, come di consueto, si svolgerà il primo Consiglio dei ministri. Prima, però, ci sarà il rito della campanella: Draghi passerà la mano, con tutta probabilità, alla Meloni.

Il voto di fiducia

Entro dieci giorni dal decreto di nomina, il governo è tenuto a presentarsi davanti a ciascuna Camera per ottenere il voto di fiducia, voto che deve essere motivato dai gruppi parlamentari ed avvenire per appello nominale, al fine di impegnare direttamente i parlamentari nella responsabilità di tale concessione di fronte all’elettorato. È bene precisare che il Presidente del Consiglio e i ministri assumono le loro responsabilità sin dal giuramento e, quindi, prima della fiducia.

M. Alt.