Al centro delle polemiche c’è nuovamente lui: Tiktok, il social cinese di video-sharing che non sta vivendo uno dei suoi periodi più floridi.
A seguito delle denunce da parte di alcuni stati degli USA e dei provvedimenti applicati dagli altri governi in merito alla non chiara gestione dei dati, Tiktok si è attrezzato con una nuova start-up per rendere più chiara tale condivisione e, soprattutto, per far sì che i dati condivisi dagli utenti restino nell’ambito del territorio europeo. Una decisione, quella del social cinese, particolarmente interessante e che mira ad epurare l’immagine di TikTok davanti alla sua utenza. Ma ripercorriamo brevemente il tutto.
Il “caso Tiktok”: le novità
La situazione di TikTok comincia a peggiorare a seguito non solo del già citato provvedimento della White House, ma anche in virtù delle decisioni del Parlamento UE per la limitazione del social sui dispositivi dei suoi dipendenti. A queste proposte si è unita anche la decisione del governo canadese Trudeau di applicare le medesime limitazioni, con l’intento di fare fronte comune per comprendere maggiormente in che modo i dati della piattaforma vengano conservati ed utilizzati. Ad oggi, però, anche il parlamento inglese ed il governo Tory, si è mosso a favore di queste decisioni, rimpinguando il novero degli Stati che richiedono insistentemente maggiore chiarezza.
La difesa cinese
Di fronte a queste decisioni, però, non si è fatta attendere la risposta di Wang Wenbin, ministro degli Esteri cinese, che ha ribadito la debole posizione degli Stati Uniti nei confronti del social. Secondo il ministro, infatti, questi ultimi non sarebbero riusciti a produrre prove concrete che il social rappresenti una seria minaccia nazionale. Per questo motivo, più pressanti si fanno le richieste governative per interrompere l’ “ingiustificata” mole interventista, mentre la società prova a riorganizzarsi con nuovi progetti per una più trasparente gestione dei dati e per continuare a far fronte alle politiche d’ultimatum imposte dall’amministrazione Biden. Tuonano, ancora una volta, le parole della portavoce del ministro degli Esteri cinese Mao Ning sull’idea che gli Stati Uniti sarebbero preoccupati di un social che si rivolge “solamente ai giovani”, anche se – ancora una volta – la vicenda assumerebbe i tratti ed i contorni di una querelle internazionale.