Canada, Stati Uniti e Parlamento dell’Unione Europea: tre organi totalmente differenti che hanno dichiarato guerra formale all’oramai onnipresente social TikTok. Oramai sul mercato dal 2016, Tiktok spopola su tutti i dispositivi mobili, regalando ore di intrattenimento continuato che si conforma ed aderisce in maniera precisa alle necessità di ciascun utente.
Informazione, cultura, svago: sono solo alcune delle parole d’ordine che è possibile trovare all’interno del social cinese, ed è proprio la suddetta precisione che rappresenta uno dei timori più lampanti dei governi sopra descritti. Un recente comunicato, infatti, di cui l’ANSA si è resa testimone, ha sancito la rimozione dell’app dai dispositivi mobili degli addetti al Parlamento Europeo. Probabilmente in virtù del controllo e gestione dei dati di cui TikTok parrebbe detentrice. L’esempio, a poche settimane di distanza, è stato seguito anche dalla Casa Bianca, dove l’amministrazione Biden si è prontamente messa in moto per eliminare il social dai dispositivi governativi.
Tiktok: la risposta della portavoce del ministero degli Esteri
Non si è fatta attendere la risposta cinese che ha minimizzato le preoccupazioni degli Stati Uniti. Se nel discorso di Mao Ning, infatti, portavoce del ministero degli Esteri, l’atteggiamento americano assume i contorni di una reazione esagerata a fronte di un social che si rivolge ai giovani, la tematica della gestione dei dati e dei dispositivi (con annessa tutela delle infrastrutture digitali) ritorna da protagonista al centro di una scena. La complessità sulla gestione, sulla trasmissione dei dati, sull’impronta digitale e sulla sicurezza online, ancora oggi, preoccupa e – a quanto pare – diviene maggiormente chiara all’interno delle sedi del potere.
A tal proposito, infatti, anche il ministro canadese Trudeau ha varato un provvedimento atto alla limitazione dell’app sui dispositivi governativi, sintomo di una guerra che avrà i suoi maggiori sviluppi lungo il prosieguo del 2023.